BUSTO ARSIZIO È il volto più semplice e pulito del tifo biancoblù. Quello dei piccoli tifosi, i tigrotti di domani. I bambini della classe 4^ C delle scuole elementari “Bertacchi” hanno ricevuto venerdì pomeriggio la visita di Roberto Centenaro, presidente del Pro Patria Club, e di alcune delle firme del”Tigrottino”, il giornale del club, che arriva puntualmente alle Bertacchi dove viene letto e discusso ogni lunedì.
Con Centenaro c’erano il direttore del “Tigrottino” , Luca Cirigliano, Andrea Fazzari, autore degli articoli sulla storia tigrotta, il giovane Alessandro Bianchi e le mascottes Matteo Gallazzi e Daniele De Grandis. Per i bambini, supportati dalla vicepreside Alessandra Colombo, è stata un’occasione ghiotta per soddisfare le curiosità più svariate sul giornale, ma anche di affrontare argomenti più impegnativi, a cominciare dal caso Boateng, di cui molto hanno parlato anche in classe. «È stato lo spunto – dice un’insegnante -per discutere più in generale del razzismo, toccando anche il tema della Seconda guerra mondiale». Difficile, per loro, capire come possa esistere qualcosa come il razzismo. Oltretutto in una classe in cui non mancano i bambini di colore o, comunque, originari di altre parti del mondo.
Ma a particolari come il colore della pelle, quei bambini danno poco peso. I colori di cui preferiscono sono quelli delle copertine del “Tigrottino”, così affascinanti ai loro occhi. O quelli con cui hanno decorato i disegni sulla Pro Patria che hanno appeso alle pareti dell’aula. Arrivano domande a raffica dai bambini. C’è chi chiede, curioso, quando la Pro Patria tornerà in serie A. E chi rimane a bocca aperta quando viene a sapere che la Pro, in serie A, c’è già stata, e una volta ha anche vinto 4-0 in casa della Juventus. È storia. Ma sembra una favola.
In tema di razzismo si torna intanto a parlare dell’episodio di sabato scorso, quando la formazione berretti del Casale ha lasciato il campo e la gara con i pari età della Pro Patria in seguito a un presunto insulto razzista di un giocatore tigrotto nei confronti di un avversario. L’arbitro però non ha sentito nulla e non ha quindi messo a referto alcunché. Per il giudice sportivo non c’è stato quindi nessun episodio di razzismo.
F. Ing.
b.melazzini
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