Poker per il regista Campiotti La Rai punta su un varesino

VARESE Poker di pellicole per Campiotti. Periodo d’oro per il regista Giacomo Campiotti: «Ho in ballo quattro film. Non è mai successo». La Rai lo ha chiamato a lavorare a due film per la televisione, la Spagna porta sul grande schermo il suo “Giuseppe Moscati” e, il 5 aprile, arriverà nelle sale il suo nuovo lavoro per il cinema “Bianca come il Latte, Rossa come il Sangue”. «Mi hanno offerto questa possibilità in un momento di crisi e mi fa molto piacere: è una bella cosa», spiega il regista. In cantiere il progetto per “Non è troppo tardi” la storia del maestro Alberto Manzi, insegnante, personaggio televisivo e scrittore, conosciuto soprattutto come conduttore della trasmissione televisiva intitolata proprio “Non è mai troppo tardi” e in onda fra il 1959 e 1968. «Manzi era un innovatore e fare un film su di lui è molto importante in un momento in cui la scuola è a un livello sempre più basso. Una scuola sempre più nozionistica e non di vita. Manzi insegnava ai ragazzi a pensare e per questo è finito otto volte sotto processo ministeriale» dice Campiotti. Una pellicola ambientata in un riformatorio in cui saranno molti i ragazzi protagonisti reclutati tra i giovani anche alle prime esperienze. E poi per la prima volta Campiotti affronterà un progetto per realizzare una serie

tv in sei puntate, sempre per la Rai: “Braccialetti rossi”, ambientata in un ospedale pediatrico. «La nuova dirigenza Rai mi ha proposto un progetto fortissimo, quasi rivoluzionario per i canoni della Rai, con l’obiettivo di darne una nuova immagine. Un progetto coraggioso, forte. Una storia tostissima: un gruppo di ragazzi indi malati gravi di leucemia, di cancro, che lottano per la vita in un ospedale». Un lavoro pieno di speranza ed energia. «Porta veramente a cambiare idea sul rapporto con la malattia. Questi ragazzi lottano aiutandosi l’un l’altro. Un messaggio importante anche per gli spettatori, per chi ha familiari malati: un grande insegnamento senza retorica». Una pellicola ambientata in ospedale, ma vista dal punto di vista dei ragazzini e dei loro familiari, non da quello dei dottori come accade normalmente: «Nel film si affronta il tema da un piano spirituale, forte». Prosegue Campiotti: «Ho accettato perché il tema ha degli elementi drammaturgici di novità tra realismo e fantasy, non di fantasia, ma spirituale. E poi perché mi hanno chiamato e mi hanno detto che ero l’unico che avrebbe potuto fare questa cosa con i ragazzi. Mi ha fatto molto piacere. Era difficile dire di no». Un’altra grande soddisfazione per Campiotti è l’uscita nelle sale spagnole del suo “Giuseppe Moscati” realizzato per la Rai nel 2007 con protagonista Beppe Fiorello.

Il servizio completo sul giornale in edicola martedì 22 gennaio

s.bartolini

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