VARESE Sandra Cavicchioli abita a Mirandola. Martedì scorso, subito dopo il terremoto, ha preso i suoi quattro figli di 14, 11, 8 e 6 anni, e ha raggiunto Morosolo, dove è stata ospitata dell’amica Angela Azzoni. Nella notte tra sabato e domenica i cinque sono tornati a casa. «Grazie alla permanenza a Varese, adesso le terre martoriate dal sisma fanno meno paura – dice Sandra – Vivere ogni cinque minuti scosse di tale intensità destabilizza, fa perdere fiducia nella normalità. Stare a Varese, insieme a Angela, ci ha ricaricato di energia positiva». L’abitazione di Mirandola non è andata distrutta, ma la famiglia deve vivere al piano terra, vicino a un’auto già attrezzata per trascorrervi la notte. «Siamo in otto in casa: noi sei più i nonni di Concordia – racconta Sandra – Stiamo stretti e accampati su un letto di materassi. Non vediamo l’ora di tornare alla normalità. Alle corse di tutti i giorni: il lavoro, la scuola, la spesa, gli allenamenti dei ragazzi. Adesso viviamo aspettando che arrivi la sera, senza sapere cosa accadrà da un momento all’altro».La scossa di martedì è stata «un colpo basso». «Io sono una maestra e quel mattino mi trovavo in una scuola materna per una riunione, volevamo capire come riuscire a fare gli scrutini – continua
Sandra – Abbiamo messo i bimbi in salvo, ricordo ancora le loro urla spaventate. La cosa più terribile è stata cercare informazioni sui nostri cari: i cellulari erano scoperti e io mi sono messa a girare il paese con la macchina per rintracciare figli, marito, parenti. Le strade si muovevano e le case crollavano, una sensazione che non auguro a nessuno. Morivo di paura. Fino alle due del pomeriggio non sono riuscita a parlare con mio fratello. Una volta saputo che tutti stavano bene, ho preso i miei figli e sono venuta a Varese». Secondo Sandra, però, c’è un insegnamento positivo da cogliere in questa tragedia. «Quando c’è stato il terremoto molti oggetti sono caduti dagli scaffali. Alcuni soprammobili si sono rotti. Io li ho presi e li ho buttati via e ho pensato che avrei dovuto farlo prima. Noi viviamo con tante cose inutili, di cui possiamo fare a meno. Il terremoto ti mette a nudo, ti fa capire cosa ha valore. È una tragedia di proporzioni inimmaginabili, ma anche un’occasione di crescita».«Tornata a Mirandola ho trovato molte persone che vivono accampate in giardino. Ma c’è voglia di ripartire. Per esempio: in un prato ha aperto un supermercato “da campo” e alle porte del centro storico c’è una farmacia in un container».
s.bartolini
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