VARESE Luca Macchi ha quarantasette anni, insegna al Conservatorio “L. Canepa” di Sassari, é vicepresidente del liceo musicale della città di Varese e compone musica contemporanea.
Con grande successo in Europa, Stati Uniti, Giappone e Nuova Zelanda. Allievo di György Sándor Ligeti e Iannis Xenakis, nel 2013 in Sardegna si ascolterà il suo “Lightning Streaks” per pianoforte solo.
E il 7 settembre, venerdì, sarà a Utrecht. «Per la seconda esecuzione di “Magnetismo aureo”
per chitarra elettrica e trio: fisarmonica, tastiera elettronica e percussioni – dichiara l’artista – Appartengo al gruppo di diciotto compositori scelti in tutto il mondo».
Lei, Macchi, è coinvolto anche nel progetto europeo Eco (European contemporary orchestra): ci racconti di cosa si tratta.
Con questo progetto si punta alla crescita e alla valorizzazione dei compositori di talento che hanno tra i venti e i trent’anni. Per il 2010-2012, Alice Berni ha rappresentato la nostra nazione lavorando a Marsiglia per un mese intero. Scrivendo e vivendo la musica sul campo. È un’occasione eccezionale.
Ma non finisce qui, ci sono altre iniziative: è corretto?
In effetti è vero, infatti ho proposto la costituzione dell’Ensemble Contemporaneo dei Conservatori italiani.
È sicuro?
Lo spero. L’ensemble sarà composto da strumentisti degli ultimi cinque anni di formazione in conservatorio. Il Progetto European contemporary orchestra selezionerà alcuni artisti e li farà entrare nell’Orchestra Europea: in Italia tutto questo non esiste ancora.
E poi? Ci sono altri progetti in corso o idee alle quali sta lavorando?
Ho collaborato, con il maestro Antonio Giacometti, alla costituzione del coordinamento dei dipartimenti dei corsi di composizione dei Conservatori e degli Istituti pareggiati italiani.
La domanda a questo punto è d’obbligo: l’Italia si muove?
Esistono piccole realtà che vorrebbero fare di più, ma mancano i fondi.
Con la cultura si mangia?
Dire di no. O meglio: lo fanno i Sciarrino, i Solbiati, i Francesconi. Chi “arriva”, insomma.
Come si fa ad “arrivare”?
Alcuni pensano con un alto numero di esecuzioni dei propri brani. Invece, devi essere il “cocco” della casa editrice o di altri. Ci sono bravissimi compositori in Italia che non sono pubblicati.
Meglio essere al di fuori del “giro” che appartenere al “giro” sbagliato?
La musica contemporanea, in Italia, non ha mercato. Rappresenta il dieci per cento del fatturato della musica classica e quest’ultima è il dieci per cento dell’intera produzione musicale. Oggi i Festival di musica contemporanea sono festival di “ghetto” e si tenta di proporre un juke-box musicale che possa in qualche modo piacere a tutti.
Possiamo azzardarci a dire che i compositori contemporanei sono, in un certo senso, “anime salve”?
Non è bello ammetterlo, ma è così. Chi scrive musica, però, non lo fa per le esecuzioni: si tratta di passione. È un fatto interiore, come lo è per uno scrittore o per un poeta.
Ce lo dica in tutta franchezza: allo stato attuale, consiglierebbe a un giovane di studiare composizione?
Lo consiglierei certamente ma solo se è determinato, ha talento, forza d’animo e caparbietà. Ci vuole metodo per porsi un obiettivo.
s.bartolini
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