Varese, sull’ultimo angolo tutti a saltare per Castori

Varese – Stefano, dopo 90 minuti di vento e acqua a catinelle, s’aggrappa alla rete insieme ai ragazzi della curva e urla: «Castori uno di noi». È a quel punto che l’omino marchigiano, percosso dall’istinto e travolto da quella dignità che altri si scordano, a passi di fuoco s’avvicina a Stefano e ai duecento cuori biancorossi. E partono i cinque minuti più belli del campionato del Varese.

Stefano: «Mister, noi ci crediamo». Fabrizio: «Non molliamo un cavolo (…)». «Dai, dai Fabrizio» urla un altro, poi un altro e un altro ancora e l’urlo diventa un coro, travolgente, che ingloba Castori – di cui dalla tribuna si vedono solo le spalle – con le mani, le braccia e tutto il corpo appallottolati nella rete, nella curva, nel Varese.
Non vogliamo farla più grossa di quello che è, ma almeno bella quanto è. Vedete, noi crediamo che anche i ragazzi della curva possano avere qualche volta dei dubbi sulla formazione o sul gioco (come noi, come tutti) ma che ragionino più o meno così: non stiamo con Castori in quanto Castori, ma in quanto allenatore del Varese. Con lui – o al limite con un altro – ma contro mai.

Quella panchina non si tocca perché su quella panchina si siede una persona che magari sbaglia come noi, ma che è uno di noi. Nei fatti, nelle parole, nei gesti, nel cuore. Le uniche cose che contano a Varese. Più dello schieramento, più dei cambi, più dei risultati del momento (i risultati vanno ma poi vengono, se c’è tutto il resto). Castori pensa di avere qualcosa da imparare e da dare a quei ragazzi (quindi al Varese, quindi a noi e a voi). Va in campo come ci vanno loro, a urlare e spingere e lottare prima che a giocare. Castori non pensa mai a se

stesso, perché se lo facesse avrebbe mandato al diavolo molte persone ciniche e cattive, ma a quello che ha dentro e a quello che hanno dentro gli altri, quindi ne segue la scia. Castori è pronto a toccare il fondo, ma anche a risalire. Castori è un allenatore operaio. Castori suda il pane ogni giorno. Castori dà tutto se lo fai sentire in una famiglia. Castori è il trionfo della meritocrazia in un mondo di raccomandati. Castori è spinto dalla passione, poi vengono i numeri, i rombi e le sovrapposizioni. Castori prova sempre a restituire qualcosa. Se non vi basta tutto ciò, cambiate pure allenatore.

Tutti aspettavano un risultato positivo o negativo per bocciarlo o confermarlo, noi no. Noi aspettavamo tutto il resto (quel 4-3-1-2, un rombo come a Sassuolo, con Franco-Marino-Kone titolari: che splendida incoscienza). Tutto il resto è questo: dopo tre partite e un solo punto in sette giorni, al 90′ un episodio cambia il vento di una squadra e della stagione. Lo cambia perché alla squadra c’è attaccato qualcosa. Lo cambia perché dieci giocatori vanno in area su quell’ultimo calcio d’angolo. E ci vanno perché seguivano il loro allenatore, che non è mai stato morto. Anzi, è pieno di vita e di speranza. Alla faccia di chi l’aveva persa.
«Dopo tutto quello che ha passato, il mister non si merita che gli giochiamo contro»: è la frase, semplice onesta e bellissima, del più giovane dei biancorossi. Grazie, Elia Bastianoni.
Andrea Confalonieri

p.rossetti

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