«Malpensa deve specializzarsi» Redondi: no a Linate navetta

MALPENSA L’obiettivo finale deve essere uno soltanto: il servizio offerto ai cittadini e alle imprese in termini di qualità, tempo e costi per volare nel mondo. Di conseguenza, la politica decida se puntare su Malpensa o Linate. Di certo i due scali sono in competizione e una scelta va fatta.

Il professor Renato Redondi, coordinatore accademico del Centro studi internazionale per il trasporto aereo Icssai, lo sostiene da anni: «Il primo problema per lo sviluppo di Malpensa è Linate, suo principale competitor. Non si possono mantenere al Forlanini i collegamenti per le più importanti capitali europee e sperare che Malpensa aumenti il numero dei propri passeggeri in transito. Due terzi dei posti offerti da Malpensa verso aeroporti europei sono serviti anche da Linate. Mi fa piacere che le massime autorità politiche concordino con un pensiero che esprimo da qualche anno».

Redondi non è però del tutto certo che la via maestra sia davvero quella di puntare su Malpensa. «Bloccando Linate non si ha la certezza di spostare anche i suoi passeggeri e le compagnie aeree: potrebbero scegliere un altro aeroporto». La soluzione proposta dallo studio Ambrosetti riporterebbe lo scalo cittadino sostanzialmente alla sola funzione di “navetta” tra Milano e Roma: Redondi suggerisce un’altra soluzione.

«Togliere il limite di 18 movimenti all’ora a Linate, consentirne fino a 32 e sfruttare al massimo lo scalo fino a 15-17 milioni di passeggeri, cioè fino alla saturazione. Intanto fare di Malpensa un hub delle merci e lasciarvi i voli low cost, che hanno aumentato il numero delle persone che volano». L’aeroporto in provincia di Varese continuerebbe inoltre a essere la porta già aperta verso l’Oriente, con i vettori asiatici che aggiungono Malpensa al proprio network per portare clienti nei loro scali dei riferimento.

Alessandra Pedroni

s.affolti

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