L’obiettivo è salvare l’azienda, o almeno una parte della stessa. Per farlo, però, i tempi stringono. Terribilmente, se è vero che entro la metà di febbraio il tribunale di Como dovrà stabilire se accettare, o meno, la proposta di concordato avanzata dai vertici. Se il foro dirà sì, per la Mectex di Erba, storica azienda tessile con alle spalle oltre mezzo secolo d’attività in provincia di Como, ci sarà la concreta possibilità di salvare il salvabile. In caso di risposta negativa, le ombre che già oggi aleggiano sui destini dei 50 dipendenti dell’industria erbese si incupiranno. Volgendo al peggio.«La trattativa – afferma il sindacalista Uil Gioacchino Favara – è in corso. Fino a quando il potenziale acquirente di cui si parla non uscirà allo scoperto, però, non potremo avere tutti gli elementi necessari per giudicare l’operazione proposta».Il nodo, insomma, è serio. Dai tempi in cui, in collaborazione con
Speedo, Mectex inventò quel costume per nuoto tanto veloce da essere addirittura considerato «doping tecnologico» e messo frettolosamente da parte, di acqua sotto i ponti ne è passata. E tanta, almeno a giudicare dallo stato di un’azienda che solo nel 2008, poco più di tre anni fa, saliva agli onori della cronaca sportiva per l’innovativo tessuto utilizzato nelle piscine olimpiche dai più celebrati campioni mondiali e che oggi si ritrova, invece, nelle sabbie mobili di una «liquidazione volontaria che, in prima istanza, non è stata accolta dal tribunale». «Problemi di liquidità, elevata esposizione con le banche e, soprattutto, l’azione di Equitalia», queste – a detta di Favara – le motivazioni che hanno portato «un’azienda leader nei tessuti elastici, una buona azienda, sull’orlo della chiusura».Già dallo scorso anno, i primi segnali. Prima una decisa riduzione del personale, passato da poco meno di 80 unità agli attuali 50 dipendenti.
a.savini
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