Allibisco. Siamo con l’acqua alla gola, stiamo spremendo gli ultimi centesimi ai lavoratori e facendo fare i lavori forzati ai vecchi in età da pensione per ripianare un debito pubblico gigantesco, e il sindaco Pisapia se ne viene fuori con la bella pensata di “aiutare” le coppie di fatto, gay incluse.Le difficoltà dell’economia dovrebbero piuttosto indurre i politici a eliminare tutti gli aiuti pubblici alle coppie, anche a quelle sposate.
Per quale motivo se i cittadini si riuniscono in coppia hanno diritto ad aiuti pubblici? Può essere nell’interesse della collettività che una coppia generi dei figli, li nutra e li educhi. Ed è quindi accettabile che la collettività dia un aiuto a queste coppie. Ma solo a queste, ed è quindi necessario che gli aiuti vengano legati strettamente ai figli, non ai genitori, e tanto meno alle coppie non genitoriali.
Antonio Attanasio
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Il problema è proprio questo. E cioè che, se un fondo anticrisi deve aiutare tutti, non c’è motivo d’aiutare le coppie sì e i singoli no: bisogna aiutare in base allo status economico. Alle necessità. Alla povertà.
Se si deve invece aiutare la famiglia, non va dimenticato che cos’è una famiglia secondo la Costituzione italiana. Ovvero una società naturale fondata sul matrimonio, non importa se civile o religioso. Se più di ogni altra definizione vale questa (ed è così, rappresentando la Costituzione la stella polare del nostro vivere comune), la scelta milanese è sbagliata. Non dal punto di vista ideologico e tantomeno cattolico: è sbagliata perché pospone la Costituzione ad altro di meno autorevole. La Costituzione privilegia la famiglia assegnandole una funzione sociale, specialmente a proposito delle garanzie per i figli. Non c’è legge amministrativa che possa diversamente interpretare questo dettato. La solidarietà e il sostegno si danno a tutti (e ovviamente ai figli di chiunque e in qualunque situazione anagrafica generati), ma non tutte le classificazioni meritano solidarietà e sostegno.
Max Lodi
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