Si torna a parlare della “La Fuga in Egitto” del pittore Carlo Francesco Nuvolone a lato della terza Cappella (della Natività) del Sacro Monte in occasione dell’esposizione al Salone Veratti di due bellissime tele di questo esimio maestro del secolo barocco. Esse mi fanno rimpiangere l’affresco che con tanta dolcezza e maestria egli lasciò ai contemporanei e alle generazioni a venire. E che l’improvvida smania di modernità volle rimuovere senza alcun rispetto per il luogo e i personaggi della nostra storia passata. Non mi si venga a raccontare che non lo si poteva recuperare. Conservo ancora una diapositiva della fine anni ’70 che mostra l’affresco. Sarebbe bastato un semplice accurato restauro.
Giovanni Dotti
Il caso Nuvolone è rimasto insoluto. Nuvolone, poi: era davvero del Nuvolone ciò che rimase visibile nell’edicola di fianco alla Terza Cappella? Il Nuvolone era pittore seicentesco, la sua opera sacromontina fu restaurata nel 1923 da Gerolamo Poloni – chiamato all’intervento da Lodovico Pogliaghi – che si limitò a dipingere sopra quanto aveva trovato. Poco, sembra. Molto, invece, intervenne il Poloni. Sicché il risultato fu Poloni più un tot residuale di Nuvolone. Si poteva andare all’indietro, cancellare il Poloni, rimettere a vivo il Nuvolone? Autorevoli pareri dissero di sì. Voci altrettanto autorevoli spinsero per avere la firma di Guttuso sul Sacro Monte. Si decise che il luogo migliore per apporla fosse il muro accanto alla Terza Cappella, certificato dai tecnici come cadente. Guttuso dipinse, il Sacro Monte ne guadagnò, la storia chissà. Il Nuvolone fu scacciato dal sole del modernismo.
Max Lodi
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