VARESE «I fatti sono di estrema gravità; non soltanto sotto il profilo penale. Il comportamento dei sodali ha generato una situazione di reale e grave pericolo per la circolazione stradale e per l’incolumità degli utenti della strada».
Il procuratore di Varese Maurizio Grigo, commenta così l’esito dell’ampia operazione che ha scosso la motorizzazione di Varese (cinque dipendenti arrestati, altri sei denunciati) e non solo. «Una città come Varese avrebbe meritato dei funzionari pubblici migliori», ha aggiunto Grigo,
complimentandosi con il comandante della polizia stradale di Verbania Andrea Lefano per aver compiuto le indagini coordinate dai pubblici ministeri Tiziano Masini prima e Massimo Politi poi.
Il quadro che emerge dall’inchiesta è sconcertante: a impressionare sono i numeri. Gli arrestati sono dodici, nell’ordine Alessio Biason, Carmine Tomeo, Giuseppe Pacifico, Fedele Riva e Giorgio Fazzari, dipendenti della motorizzazione di Varese, Anna Maria Maffini e Marco Valli, titolari di compiacenti agenzie di pratiche automobiliste, e gli intermediari-giostrai Claudio Bosco, Sergio Galli, Valerio Balazova, Massimo Fontanella e Sergio Menghetti.
Gli indagati sono 142, 12 anche i decreti di perquisizione, mentre sono 111 le carte di circolazione sinora sequestrate. «Questi sono i mezzi che mai avrebbero potuto circolare perché mai avrebbero superato una vera revisione – ha spiegato Lefano – Sono i mezzi, quasi tutti mezzi pesanti, che noi abbiamo individuato nell’arco di un’indagine molto rapida. Stiamo cercando di capire da quanto il sistema delle revisioni fantasma andasse avanti e quanti potrebbero essere i mezzi che su strada costituiscono un pericolo grave per gli altri automobilisti».
Camion datati anni 60, in taluni casi senza luci, con ammortizzatori e freni scarichi; persino con i vetri rotti. I proprietari pagavano (le mazzette andavano dai 180 ai 300 euro) per ottenere finte revisioni; una vera non l’avrebbero mai superata.
Pagavano e pagavano bene: a casa di uno degli indagati (gli inquirenti non hanno voluto rivelarne l’identità perché gli accertamenti sono ancora in corso) sono stati trovati e sequestrati 42 mila euro in contanti che potrebbero essere il frutto delle mazzette intascate. A casa di altri indagati sono stati trovati timbri fasulli riproducenti le insegne di enti pubblici, anche stranieri: chi varcava il confine veniva comunque messo in regola.
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s.bartolini
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