Varese-Ternana, le corna di Giulio E la squadra “urla contro il cielo”

VARESE Avversario da Varese, che arriva dal basso grazie al gruppo e all’ambiente come noi, più Castori che parla da capo branco in un clima da lupi. E, come se non bastasse, la squadra che spara nello spogliatoio a tutto volume “Urlando contro il cielo” di Ligabue: è una di quelle vigilie in cui, spinta dal primo vento gelido

che scende dal Sacro Monte, nell’aria sembra esserci qualcosa di familiare, un fuoco biancorosso che si è già acceso e che non può non divampare sul campo. Come quando Sannino chiamava a raccolta i giornalisti ogni sabato mattina, attorno alla panchina nello stadio deserto, per fissarli negli occhi e capire se ci credevano, o mandandoli a benedire in caso contrario.

Ieri in Castori abbiamo rivisto da vicino Sannino, in partita alla grande, stessi occhi famelici che si rimpicciolivano sinceramente di fronte agli avversari, quasi a nascondersi prima di sferrare l’agguato. E anche quelle parole che rimbombavano dallo stanzone dei giocatori («Non ci avranno finché questo cuore non creperà di ruggine, di botte o di età») per un attimo ci hanno riportato all’ultimo e al penultimo Varese, scanzonato al limite dell’incoscienza, che se ne frega degli altri perché è troppo bello essere soltanto se stessi. Invisibile, cancellato e già archiviato (dal Padova al Brescia, dal Modena alla Juve Stabia, mettono tutti nei playoff tranne noi), ma intanto lui canta e balla: «Una notte da fare assieme, quella là sarà la nostra casa ma credo che meriti di più, intanto sono qua io e ti offro di ballarci su: è una canzone di cent’anni almeno, urlando contro il cielo. Non saremo delle star ma siam noi. Certe luci non puoi spegnerle. Se un purgatorio è nostro, perlomeno urlando contro il cielo».

È il giorno del derby e delle corna per Giulio Ebagua che dopo avere esultato come un toro per tanti mesi, come tutti i granata cresciuti tra i mattoni rossi del Filadelfia, avrà una corsa in più per segnare il gol decisivo o evitarlo. È il giorno in cui Nadarevic può conquistare per sempre il Varese e affiancare Zecchin o Neto facendo ciò che non gli è mai riuscito: dopo

la partita più bella, una ancora più bella.È il giorno in cui Kone, Troest e Momenté, ora malandati o bocciati, possono reagire anche ai nostri schiaffi. Correndo ad abbracciare i compagni, o trasformando un solo gesto o un minuto di partita in una rivincita. Lo stavano già cantando: «Stringerci di più, prima di perderci forse ci sentono lassù. È un po’ come sputare via il veleno. Urlando contro il cielo».

Andrea Confalonieri

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