«Il consiglio di amministrazione di Sea cerchi un proprio equilibrio e sia un organismo capace di trovare soluzioni a salvaguardia dell’impresa e del lavoro»: Rocco Ungaro, segretario generale della Filt Cgil punta dritto al sodo. «Non abbiamo bisogno di uno scontro violento tra i soci».
Alla vigilia della riunione del nuovo Cda di Sea (composto da Pietro Modiano, Salvatore Bragantini, Susanna Zucchelli, Mario Anastasio Aspesi e Susanna Stefani, espressione del comune di Milano; Renato Ravasio e Mauro Maia indicati dal fondo F2i) in programma oggi pomeriggio alle 15 a Linate, le organizzazioni sindacali restano in attesa di conoscere le deleghe che saranno affidate al nuovo presidente e chi rivestirà l’incarico di direttore generale.
L’obiettivo? «Lavorare per mettere in sicurezza Sea», chiede Ungaro.
«Il Comune di Milano continui così come sta facendo», aggiunge il segretario generale della Filt lombarda che plaude all’impegno del sindaco Giuliano Pisapia. «C’è da augurarsi che palazzo Marino mantenga la maggioranza in Sea», dice ad alta voce Enore Facchini, segretario generale Uiltrasporti Lombardia. «Dobbiamo riconoscere che il Comune sta finalmente svolgendo il proprio ruolo di azionista, non più disinteressato alla vicenda Sea Handling». Proprio a tal fine, il sindacato spera in una convocazione a brevissimo da parte del nuovo presidente e dei nuovi vertici aziendali. «Faremo con loro il punto di una situazione nota», ammette Facchini che intanto riconosce il pressing sul governo da parte dei confederali e dei sindacati di categoria perché non vi sia un ricorso al Consiglio di Stato a seguito della sentenza del Tar che fermava la mano del governo nel recupero della somma (360 milioni di euro più interessi ossia 450 milioni di euro) da parte di Sea spa nei confronti di SeaH.
L’Esecutivo Letta si sta interrogando sul da farsi (ha tempo fino al 26 luglio). «Il governo non si rivolga al Consiglio di Stato e aiuti, invece, il comune a trovare la via d’uscita», confida Ungaro che, nel frattempo, chiede ai nuovi vertici aziendali di Sea un coinvolgimento di tutti i soggetti, dunque anche del sindacato nella ricerca di una soluzione che incontri il benestare della commissione europea e mantenga integra e grande la controllata di Sea. «I due soci di riferimento hanno posizioni largamente differenti e se quella del comune possiede un rilievo anche sociale», rimarca Facchini, «il fondo F2i ha, invece, la tentazione di andare più per le spicce. Se prendesse la maggioranza di Sea, ne conseguirebbe una gestione assolutamente privatistica per la quale i soldi impiegati devono essere assolutamente remunerativi» .
Alessandra Pedroni
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