GALLARATE Primi effetti della manovra di luglio: l’ospedale di Gallarate sta chiamando chi ha prenotato, e già pagato, prestazioni ospedaliere specialistiche, chiedendo di integrare la somma versata. Una misura che, secondo i sindacati, è «prossima all’accanimento».Questi i fatti: chi ha prenotato al Cup del Sant’Antonio Abate una prestazione ospedaliera da effettuare dopo il 1 agosto e ha già versato la cifra dovuta, in questi giorni ha ricevuto, o riceverà, una telefonata. Con la richiesta di passare dal centro unico per le prenotazioni prima di recarsi in reparto per saldare la differenza tra quanto già pagato e il costo attuale della prestazione. Si va dagli aumenti di 1,50 euro, per visite che costano tra i 5 ed i 10 euro, fino a quelli di 30 euro, per i servizi che costano più di 100 euro. La tabella dettagliata degli incrementi è disponibile sul sito del centro sanitario, all’indirizzo www.ospedaledigallarate.it.Possibile? Sì, perché, come spiegano da largo Boito, l’aumento viene applicato in base alla data in cui verrà effettivamente erogata la prestazione. Poco importa se la prenotazione è avvenuta prima dell’entrata in vigore degli aumenti decisi dalla Regione Lombardia in applicazione della finanziaria. E non conta nulla se l’utente
ha pagato in anticipo per un servizio del quale, magari, usufruirà solo qualche mese dopo. «Tutto è stato fatto in base alle nuove disposizioni», garantisce la direttrice generale dell’azienda ospedaliera Cristina Cantù, «nel pieno rispetto delle norme e del cittadino».Il Sant’Antonio Abate rivendica infatti la scelta di aver impegnato gli operatori del Cup a contattare telefonicamente tutti gli utenti interessati per avvisarli della necessità di un ulteriore versamento. E certo, saperlo con anticipo evita la sorpresa, sicuramente non piacevole, di scoprire all’ultimo di dover mettere, ancora, mano al portafoglio. Ma lascia nella bocca di chi riceve queste telefonate il sapore amore della presa in giro. Non tanto da parte dell’ospedale, quanto da chi, a Roma e poi a Milano, quegli aumenti li ha decisi.«Avevamo denunciato il fatto che i tagli alla sanità si sarebbero scaricati sui cittadini», la rabbia di Umberto Colombo, segretario generale provinciale dello Spi-Cgil. «Abbiamo criticato la decisione della Regione Lombardia di sposare la filosofia del governo, introducendo ticket uguali per tutti, basati sulla tipologia della prestazione medica e non sul reddito». È infatti «ingiusto e iniquo che lo stesso esame abbia un costo uguale per tutti». Non solo: «Stiamo arrivando all’accanimento».Riccardo Saporiti
s.bartolini
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