Sea Handling da salvare Incontro Modiano-sindacati

Sea Handling «a un passo dalla messa in liquidazione», dice Walter Galbusera, segretario Uil di Milano e Lombardia. Oggi pomeriggio sarà faccia a faccia tra azienda e organizzazioni sindacali. Il primo incontro ufficiale tra il presidente Pietro Modiano e i sindacati, è nel segno dell’emergenza.

«Bisogna rimboccarsi le maniche», incalza Galbusera. In ballo c’è il futuro di un’azienda e dei suoi 2.300 lavoratori. La sentenza del Consiglio di Stato annulla la sospensiva concessa dal Tar Lombardia per la mega somma (452 milioni di euro, interesse compresi) che Sea Handling deve rendere a Sea spa secondo i dettami della commissione europea. Per l’Ue, le ricapitalizzazioni a favore della controllata da parte della casa madre avvenute negli anni (dal 2002 al 2010) avrebbero determinato una concorrenza sleale verso le altre aziende di handling. Quei soldi vanno, dunque, resi e si deve cambiare registro.

Il Tar aveva liberato il governo italiano dall’imposizione di Bruxelles, ma ora il Consiglio di Stato, a cui lo stesso governo si era appellato, impone il recupero della somma. Dunque, il governo Letta faccia eseguire il volere dell’Ue: SeaH renda i soldi a Seaspa. «Per salvare i posti di lavoro (e la Sea stessa), i margini di intervento stanno

nell’affermazione del presidente Modiano secondo il quale “la sentenza non interferisce sull’iter e sulla positiva progressione della trattativa con la Commissione europea avviata negli ultimi mesi, ma rende ancora più urgente la prosecuzione del negoziato con la necessaria decisione”», sostiene Galbusera. «Più che chiedere aiuto al governo, impegnato nella lotta per la sua sopravvivenza, bisogna rimboccarsi le maniche e procedere sulla via indicata da Modiano».

Nessuno si era illuso che la sentenza del Tar potesse consentire di aggirare definitivamente il pronunciamento della commissione europea. «La sentenza del Consiglio di Stato non aiuta ma neanche peggiora la situazione: il punto di fondo non è cambiato», commenta Antonio Ciraci, segretario generale della Filt Cgil di Varese. «Azienda, proprietà e governo agiscano di concerto per una soluzione con l’Unione europea». Ma un dato è certo: qualcosa dovrà cambiare. «I nostri punti cardine restano il mantenimento di SeaH nel gruppo Sea e tutte le salvaguardie possibili per i lavoratori», dice Ciraci.

Ma una nuova SeaH «con un costo del lavoro come l’attuale, significherebbe la chiusura dopo sei mesi perché non risucirebbe a stare su un mercato in cui gli altri handler hanno livelli salariali ben più bassi», annota Massimo Legramandi (Ugl). «Siamo incastrati e la sanzione Ue sarà una buona scusa per spezzettare l’azienda»

© riproduzione riservata