Gallarate – «Ho potuto votare soltanto grazie alla buona volontà dei colleghi della Croce Rossa, francamente non capisco come lo Stato italiano sia riuscito a organizzare il rimpatrio dei Marò detenuti in India per consentire loro di votare e il Comune di Gallarate non sia riuscito ad organizzarsi per consentire a un ammalato bloccato a letto di fare altrettanto».
Emilio Lanfranchi, dipendente della Croce Rossa Italiana a Gallarate, si sfoga. Ad esercitare il suo diritto di voto, alla fine, ci è riuscito; ci è riuscito questa mattina grazie alla buona volontà dei colleghi che hanno organizzato un trasporto in ambulanza sino al seggio di Madonna in Campagna durante una pausa tra i vari servizi in calendario. La vicenda è singolare e, singolare, è la pretesa da parte del Comune che Lanfranchi. operato d’urgenza settimana scorsa a causa di un improvviso problema di salute, dovesse prevedere il malore con tre settimane di anticipo.
«Sono stato operato all’ospedale di Novara – spiega l’interessato – Lì, da degente, avevo chiesto di poter votare e mi sono stati forniti i documenti necessari».
Venerdì, però, Lanfranchi è stato dimesso dovendo essere sottoposto a terapia farmacologica che avrebbe potuto seguire da casa. «Ho subito avvertito il Comune, mi è sembrato giusto non perdere tempo per consentire loro di organizzarsi – spiega l’interessato – Mi sono sentito rispondere alle 20 di ieri che non era possibile consentirmi di votare con la procedura speciale. Avrei dovuto farne richiesta entro il 4 febbraio. Peccato che il 4 febbraio io stessi bene mentre oggi non riesco ad alzarmi e camminare».
Ora la procedura richiesta è piuttosto semplice: o si stipula una convenzione con la Cri organizzando i trasporti in ambulanza oppure si invia presso il cittadino impossibilitato a muoversi o a votare il seggio mobile a disposizione della città. «E’ sempre stato fatto – spiega Lanfranchi – E ribadisco si è riusciti ad organizzare il rimpatrio dei Marò, perché io avrei dovuto rinunciare al mio diritto al voto?».
Lanfranchi alla fine è arrivato al seggio: ha votato dall’ambulanza, coricato sulla barella, perché il presidente di seggio «ha capito la situazione mostrando una flessibilità e una sensibilità estranea agli uffici amministrativi gallaratesi. Per lui, evidentemente, non ero un cittadino di serie B».
S. Car.
p.rossetti
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