La cimice per Reguzzoni «Io non mi intimorisco»

Trovata una microspia nell’automobile di . La politica bustocca fa quadrato: «Segnale preoccupante». Ma dai vertici del partito non arrivano messaggi di solidarietà.

Fa discutere l’episodio di lunedì pomeriggio, quando Marco Reguzzoni, ex capogruppo alla Camera per il Carroccio, ha chiamato i carabinieri dopo aver rinvenuto fili penzolanti e quadro elettrico aperto nella sua Audi parcheggiata in via Primo Maggio a Busto. La ricerca si è risolta con il ritrovamento di un oggetto, probabilmente una microspia, collegata ai cavi di alimentazione. Si ipotizza un tentativo maldestro di togliere la “cimice”: agli inquirenti Reguzzoni ha raccontato di essere stato avvicinato per indicazioni stradali da una persona poi dileguatasi e di aver notato un’auto sfrecciare al suo arrivo. Il veicolo è intestato all’azienda e non al politico, fatto che costituirebbe una violazione dei diritti costituzionali.

Il diretto interessato, oggi solo semplice militante e imprenditore nel ramo biotech, commenta l’episodio su Facebook: «Se qualcuno vuole intimorirmi sappia che si sbaglia di grosso. E se quel qualcuno si annida nelle pieghe delle istituzioni o dello Stato, sappia che prima o poi i nodi verranno al pettine».

Appena si è diffusa la notizia, gli sono arrivati messaggi e telefonate di solidarietà a raffica, nessun cenno però dai vertici del movimento. Prova a rimediare il segretario di sezione (bossiano, però): «Se è una microspia è una cosa brutta. Non dovrebbero essere i politici a finire sotto controllo, passati ai raggi x: alla fine questi strumenti finiscono per intimidire ed insinuarsi nella vita privata delle persone». L’episodio fa tornare alla mente un’altra epoca della Lega Nord di lotta: «Ai tempi della secessione non era così infrequente che i leghisti potessero finire sotto osservazione, ora molto meno. Evidentemente significa che uno come Marco Reguzzoni dà ancora fastidio al sistema». Per l’eurodeputato del Carroccio
, che è il suocero di Reguzzoni, «le coincidenze con i furti in casa dei genitori e di mio fratello destano sospetti. Considerato che Marco è stato membro del Copasir, non è escluso che qualcuno lo stia prendendo di mira». E al di là dell’appartenenza di partito, per Speroni «è preoccupante se i servizi segreti si occupano di intercettare un politico di Busto invece che gli scafisti».

Solidarietà arriva anche dalla senatrice del Pd : «Se fosse confermato che si tratta di una microspia sarebbe un segnale preoccupante. Perciò auspico che le forze dell’ordine e la magistratura facciano al più presto chiarezza su questa vicenda». Del resto D’Adda è consapevole di come in questo momento la politica sia nel mirino: «Spero che si ritrovi serenità nel fare politica. Prima che esponenti politici, si tratta di persone».n

BUSTO ARSIZIO

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