VARESE Dopo Virzì arriva Sky. Sono cominciate ieri le riprese della miniserie «1992», che racconterà il periodo di Tangentopoli e della nascita della Lega. Piazza Podestà transennata, un grande palco al centro e le vecchie bandiere della Lega Nord che sventolano dal balcone dalla sede storica del Carroccio. Appariva così ieri il Garibaldino ai passanti di corso Matteotti. Gente incuriosita che ha assistito all’istallazione del set cinematografico, interrogandosi sul perché del dispiegamento di tante forze. Alcuni hanno pensato che si trattasse di una festa per celebrare il successo elettorale di Maroni. Altri, un po’ contrariati, che si stesse preparando davvero un comizio di Bossi.
Una volta svelato il mistero, l’orgoglio varesino ha trionfato. Per la seconda volta in poche settimane Varese si è trasformata in set cinematografico. Dopo essere stata scelta dal regista Paolo Virzì per il grande schermo, anche Sky ha messo gli occhi sulla Città Giardino. In particolare è stata la produzione, la Wildside di Lorenzo Mieli e Mario Ginani, a scegliere Piazza Podestà come ambientazione naturale per le riprese della mini serie di dieci puntate, ideata da Stefano Accorsi, e che racconta la fine della Prima Repubblica.
Dall’arresto di Mario Chiesa nel febbraio del’92, fino alla consegna dell’avviso di garanzia al segretario del Psi Bettino Craxi nel mese di dicembre. E anche la nostra città ebbe un ruolo importante in quel periodo, perché proprio in piazza Garibaldino, in quegli stessi mesi, nasceva la Lega Lombarda. La location è quindi quella originale, ma per simulare la folla che acclamava Bossi, sono state scelte oltre 150
comparse e due attori che hanno interpretato il Senatur (Giudo Buttarelli) in impermeabile beige e Bobo Maroni (il calabrese Beppe Voltarelli) in comizio dal palco. «Siamo orgoglio di questa opportunità – ha detto il segretario cittadino del Carroccio, Marco Pinti – Questa serie ci rende onore e per me in particolare è stata un’emozione poter rivede la Lega del 1992, quella che per motivi anagrafici non ho vissuto».
b.melazzini
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