VARESE Era convinta di salire al Nord per partecipare al matrimonio della nipote Sabrina Benini e invece andrà al funerale del figlio. Alba Chillé Basile, la mamma di Massimo e di Giovanni – della vittima e del carnefice della tragedia che si è consumata venerdì a Calcinate del Pesce – ha saputo solo ieri, a Varese, dell’accaduto. Alba vive a Messina e i parenti non hanno voluto darle la notizia per telefono per esserle vicini in un momento tanto difficile. Non si può neppure immaginare quali sentimenti l’avranno scossa. Quale dolore l’avrà attraversata. Alba Chillé è molto benvoluta in città per essere stata per tanti anni bidella al liceo classico Cairoli. Nulla potrà placare il suo dolore, ma forse potrà essere una piccola consolazione sapere che molti varesini le si stringeranno attorno, almeno con il pensiero o con una preghiera. Le nozze della nipote Sabrina sono state spostate, non si sa a quando.«Forse si sarebbe potuto prevedere quanto è successo» si mormora nel borgo di Calcinate del Pesce. Difficile, però, capire come: Giovanni era stato curato e seguito. Tutti quelli che lo conoscevano sapevano che era una persona che soffriva di depressione. Aveva lavorato nel Comune di Varese fino a circa sette anni fa, prima nei servizi cimiteriali, poi nel verde pubblico. In entrambi gli ambiti non aveva nascosto la sua originalità, ma mai si era comportato con violenza. Si racconta che durante le tumulazioni era capitato che volesse dire la sua in nome di quel senso religioso di cui
si sentiva portatore. Cosa che – come si può immaginare – non veniva apprezzata. Anche l’impiego al verde pubblico presentava delle criticità in quanto Giovanni non sapeva utilizzare motoseghe e cesoie. Alla fine, però, era stato proprio Giovanni a licenziarsi, dicendo che i compiti che gli venivano assegnati erano inferiori alle sue competenze. Ripeteva: «Non voglio passare la vita a svuotare i tombini». «Giovanni Basile era rimasto scioccato dalla morte del padre Filippo avvenuta vent’anni fa. Prima era tranquillo, rideva e scherzava. Poi era diventato muto e non parlava più – racconta Pietro, collega ai servizi cimiteriali – Questa primavera lo avevo incontrato in centro, vicino al Coin, e mi era sembrato sereno. Mi aveva detto che lavorava come bidello a Gavirate per nove mesi all’anno, da precario. Era sorridente. Mi dispiace, chissà cosa gli sarà successo. Io l’ho sempre considerato un pezzo di pane. Da lui una cosa simile non me la sarei mai aspettata».Giovanni frequentava la chiesa Evangelica. Difficile dire quale, visto che nessuno lo ricorda con precisione. Ma c’è un episodio singolare di cui potrebbe essere stato protagonista domenica scorsa, nella chiesa cristiano evangelica Nuova Gerusalemme di via Correnti.I presenti, tutti sudamericani, raccontano di aver visto un uomo italiano più o meno dell’età di Giovanni, vestito con una polo a mezza maniche come quelle che portava lui, andare all’altare per ricevere il Signore. Si sono accorti di lui perché era uno dei pochi italiani e per la strana gestualità: avrebbe raggiunto l’altare alzando le mani al cielo.
s.bartolini
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