Ogni tanto si avanza il giudizio che l’Inno di Mameli (per quanto lo canto da bambino, lo conosco a memoria e ci sono affezionato) sia inadeguato: gli esperti musicali lo considerano una “marcetta”; i letterati, di lingua e concetti antiquati. Alcuni vorrebbero sostituirlo con il “Va’, Pensiero”: senz’ altro, musica commovente, ma con trama ancor più antelucana. Da un recente sondaggio sull’Inno Ideale, effettuato dalla società “Vox populi,
vox Dei” risulterebbero i seguenti riscontri: terzo classificato: “Tutto va ben, Madama la Marchesa…”; secondo classificato: “Ma cos’ é questa crisi? Ma dov’ é questa crisi…?”; primo classificato (con oltre il 50% delle preferenze): “La società de li magnaccioni”. C’ é il freno del romanesco puro; beh, ogni Regione potrebbe tradurlo nel suo vernacolo; per noi lombardi, potrebbe diventare (e ci sta) “La società di gràss de rost”.
Oscar Breviario
Il terzo classificato è sorprendente. Non perché manchi di popolarità, ma perché un po’ a corto di realismo. Tuttavia è vero che un inno non descrive solo la realtà (quando la descrive), prova anche a immaginarla, a pronosticarla, a invocarla. E ciascuno sa quanto avremmo bisogno che tutto andasse bene, madama o non madama la marchesa. Il secondo, beh, più o meno ci racconta la stessa riflessione del primo, e aggiungendovisi assume – se vogliamo esagerare – un tocco d’unitarietà nell’irrealismo (una specialità effettivamente nazionale). È peraltro vero che per certe ricche tasche, e in certi angoli privilegiati del Paese, la crisi che c’è sembra quasi non esserci.
A chiacchiere si dà la disponibilità alle rinunzie, nei fatti la si ritira. E siamo al primo classificato, la società di grass de rost: leadership meritata. È una società che conosciamo a fondo. Molte volte oggetto d’insistenze e cure per mettersi a dieta, smagrirsi e risultare più digeribile. Niente da fare; nel menù quotidiano il grass de rost rimane una presenza fissa. Una specie di colesterolo sociale resistente a qualunque medicina.
Max Lodi
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