Da dipendenti a imprenditori: la scommessa (vinta) di tre giovani varesini. Amerigo Russo, Luigi (Gigi) Torretta e Savino Giura hanno tra i 35 e i 38 anni e sono i titolari della Evicom srl, società con sede in via San Pedrino 21, leader a Varese di pre e post assistenza su prodotti informatici e sede di un punto vendita high tech di estrema qualità. La loro storia imprenditoriale nasce da un naufragio: «Quello di Computer Discount» raccontano.
La Evicom, infatti, nasce dalle ceneri di quel che fu Essedishop Italia srl, acquistata prima dalla più grande catena Braintechnologies spa, in seguito confluita in Computer Discout, colosso toscano con un centinaio di punti vendita in tutta Italia scopertosi con un buco da 40 milioni di euro in bilancio nel 2012.
«Questo negozio, a Varese, esiste dal 2001 – racconta Russo – Abbiamo sempre lavorato bene mantenendo un’ottima clientela fidelizzata». Merito della competenza dei tre “ragazzi” che hanno saputo capire, in anticipo, quale fosse la cosa giusta da fare. Computer Discount acquista l’intera catena, che contava otto negozi di proprietà, tra i quali quello di Varese, il resto era franchising, nell’ottobre 2011. A sei mesi dall’acquisizione le cose iniziano ad andare male. «C’erano problemi economici e la società – il colosso – aveva problemi ad acquistare i materiali».
Se non hai nulla da vendere, i clienti, seppur controvoglia, si rivolgeranno altrove. I tre soci, tutti soci lavoratori, lo capiscono al volo. «Così compravamo la merce con i nostri fondi personali, mettendo mano alle nostre carte di credito quando le spese erano ingenti – spiega Torretta – Volevamo mantenere la clientela». Il sacrificio si rivela azzeccato: ad agosto CD annuncia la chiusura di tutti i negozi di proprietà e a settembre arrivano le lettere di licenziamento.«Ma noi eravamo pronti – spiega Torretta – Avevamo capito cosa stesse accadendo, ci eravamo già accordati. A ottobre eravamo dal notaio per costituire la nuova società».
Nel novembre 2012 Evicom srl apre i battenti: stessa sede, stessa competenza e qualità, ma gestione diversa. «Abbiamo rischiato – racconta Russo – Ma oggi non soltanto abbiamo mantenuto intatta la clientela storica, stiamo incrementando il volume del lavoro». I tre hanno lavorato in fretta: «Sapevamo di non poter restare chiusi a lungo» raccontano i soci.
Nessuno dei dipendenti degli altri negozi chiusi ha avuto il coraggio di fare come loro: sono stati gli unici. E hanno avuto ragione. «Abbiamo guardato al modello argentino – sorride Torretta – Quando i grossi colossi fallivano per i buchi in bilancio tanti dipendenti, sapendo che l’attività era sana e il problema era gestionale, hanno deciso di mettersi in proprio rilevando il loro stesso lavoro con nuove società. Così abbiamo fatto anche noi». E chi lo dice che se sei giovane e preparato per trovare lavoro devi per forza andare all’estero?
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