Trovo singolare la divisione in atto nel centrodestra locale. Una divisione fra leghisti e pidiellini, e poi tra l’uno e l’altro partito, come se finora si fosse andati avanti tutti insieme solo perché c’era un’esigenza o una direttiva nazionale da rispettare. Dovrebbe invece essere il contrario, che quanto succede lontano dal nostro territorio non influenza le scelte che vengono fatte qui perché quello che succede a Varese e nei suoi dintorni non ha niente a che vedere con quello che succede a Roma. Sarebbe forse il caso di smetterla con questo vecchio schema politico che provoca solo danni.
Gino Canali
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Siamo troppo affezionati ai tableaux vivant della nostra politica. Ai quadri storicamente consolidati. A consuetudini refrattarie al cambiamento. Con le chiacchiere asseriamo l’indipendenza delle scelte locali da quelle nazionali, nei fatti facciamo spesso dipendere le seconde dalle prime. Anche chi professa l’essenzialità del federalismo, s’è adeguato (dovuto adeguare) alle ragioni del centralismo partitico: quel che decidono i capi, va bene a tutti. Deve andar bene a tutti.
E infatti alcune delle più importanti amministrazioni del nostro territorio sono frutto d’accordi di vertice tra Berlusconi e Bossi. Adesso che l’alleanza di centrodestra s’è dissolta, quegli accordi rischiano di venir meno, con una ricaduta sulla composizione e la vita degli enti locali. Lo dicono alcuni amministratori e politici varesini, lo dicono altri – e di profilo perfino maggiore – non varesini. Ieri per esempio lo ha detto il sindaco di Verona Tosi, maroniano doc. Che cosa prevedere? Che se per esempio il Pdl voterà a Roma per la reintroduzione dell’Ici, vedremo a Varese e altrove innescarsi la miccia di probabili spaccature nelle maggioranze di centrodestra. Idem, e a maggior ragione, nel caso di tagli nella politica (abolizione delle Province) e nella previdenza (abolizione delle pensioni d’anzianità). Proprio quando tutto si tiene, può accadere che di colpo nulla si tenga più.
Max Lodi
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