VARESE Un festa al campo sportivo delle Bustecche per chiudere il Ramadan, celebrare tutti insieme la preghiera ufficiale e poi gustare una grigliata a base di “vero kebab”.La comunità islamica di Varese e dei comuni limitrofi si ritroverà dalle 9 di oggi per quello che ormai è diventato un appuntamento fisso di fine estate. «Certo, il Ramadan quest’anno è stato impegnativo anche a causa del caldo ma abbiamo avuto più fedeli del solito in moschea» riferisce Giorgio Stabilini, dell’Associazione musulmani di Varese.In via Giusti, sede da anni del centro culturale islamico, la media è stata di circa cinquecento-seicento persone al giorno, «e venerdì sera abbiamo vissuto un momento importante con la conversione di tre varesini all’Islam», prosegue. Si tratta di due giovani di trent’anni e di un uomo di cinquanta:«Il primo passo si fa direttamente con Dio – spiega il referente – Poi c’è la cerimonia che sancisce l’ingresso ufficiale nell’Islam e il rilascio dell’atto che certifica la dichiarazione di fede». Solo con questo documento è possibile, in seguito, accedere alla Mecca per il pellegrinaggio: «E questo perché la Mecca, in Arabia Saudita, non è un luogo di turismo ma di preghiera, ed è una città esclusa ai non musulmani». La conversione di tre italiani, varesini, è un segnale al quale Stabilini attribuisce un importante significato: «La nostra comunità è in crescita, nel comprensorio di Varese
ci sono circa cinquemila fedeli e, seppure non tutti siano frequentanti, è chiaro che il nostro centro di via Giusti, in un prossimo futuro, avrà una capienza non più sufficiente». Verrà quindi un momento in cui «andremo ad esporre le nostre esigenze agli amministratori». Non subito, certo. Ma, assicura Stabilini, «avere un centro culturale adeguato alle esigenze della comunità è fondamentale» e «ci sarà un momento in cui non si potrà più chiudere gli occhi di fronte alla nostra presenza». In attesa di un’eventuale sede messa a disposizione dall’amministrazione, gli islamici varesini proseguono nel processo di interazione con la città: «Abbiamo già raccolto una buona truppa di ragazzi disponibili ad andare davanti alle scuole e agli ospedali a spalare la neve e questo dimostra che noi ci siamo, siamo parte della società». No alle «porte chiuse per sospetto». Sì alle parole dell’arcivescovo di Milano contenute in una lettera inviata ai responsabili delle comunità musulmane della Lombardia:«Insieme dobbiamo cercare di smentire chi accusa la religione di fomentare disordini, guerre, razzismo e inciviltà» ha scritto il cardinale Angelo Scola: «Ha ragione, non si può colpevolizzare le religioni per gli errori dei singoli» conferma Stabilini che annuncia per oggi la presenza di associazioni sensibili alle problematiche della comunità, come le Acli e il Comitato per la Palestina. E di don Ernesto Mandelli, responsabile decanale per la pastorale dei migranti.
s.bartolini
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