Un referendum per il futuro dell’ex caserma

Non so se l’amministrazione comunale di Varese preveda nel proprio regolamento l’istituto del referendum che, se pur solo consultivo e non vincolante, avvicinerebbe la città alla cultura politica insubrica che nel Canton Ticino dà sostanza alla democrazia diretta con il ricorso collaudato del referendum nelle comunità locali.Destinazioni urbanistiche d’area e dismissioni (o acquisizioni) patrimoniali sono tra le questioni meritevoli di un parere popolare, come lo è quella riguardante l’ex-caserma GaribaldiL’eventuale impossibilità referendaria potrebbe essere surrogata da una più snella consultazione cittadina gestita a livello non solo burocratico

dalla stessa municipalità con la partecipazione propedeutica di parti politiche e parti sociali.Le critiche all’iniziativa di populismo e demagogia provenienti eventualmente da qualche stanco difensore della democrazia esangue sarebbero annientate dal radicato orientamento varesino verso il federalismo municipale che non disdegna l’esercizio della democrazia diretta.A queste scarne riflessioni metodologiche mi permetto di aggiungere un parere di merito: come varesino di nascita e per lavoro e non più residente, mantengo (o sogno) la ex-caserma nel patrimonio comunale disponibile per servizi connessi alla vicina università come, ad esempio, uno studentato.

Gaetano Nino Cattaneo
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Caro Cattaneo,
il dibattito sul futuro della ex Caserma Garibaldi con annessa riqualificazione di piazza Repubblica merita attenzione da parte dell’amministrazione comunali. E non soltanto perché il coinvolgimento della cittadinanza può portare contributi preziosi in termini di idee e proposte ma anche perché, in tal modo, si potrà avvicinare la città tutta a quella che sarà la decisione finale.
A onor del vero, la questione è nota e discussa da tempo, né si può dire che siano mancati autorevoli pareri in merito. Tuttavia, un ultimo confronto – alla ripresa dell’attività amministrativa – non potrà certo far male.

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