Saranno londinesi. Sarà forse un modus operandi della city britannica, ammesso e non concesso che la cordata rappresentata dall’avvocato Roberto Golda Perini sventoli bandiera Union Jack e non il Tricolore, ma di solito chi vuole acquistare una società chiama chi è sul ponte di comando e decide di trattare con lui il passaggio delle quote.
Si è di fronte invece a un ribaltamento delle normali procedure con il comunicato stampa dell’avvocato milanese assimilabile al lancio di un’opa che non fissa il prezzo di acquisto del pacchetto azionario di maggioranza o in toto, ma impone invece la presenza di un esponente del territorio, indispensabile per portare a termine l’operazione. Una richiesta che non sembra aver trovato risposta nell’associazione dei commercianti e nemmeno in quella degli industriali chiamate a far parte di questa sorta di compagnia del mutuo soccorso. Tentativo abortito sul nascere? È presto per dirlo.
L’uscita allo scoperto di Golda Perini ha fatto discutere e lasciato molto perplesso patron Vavassori: «Questa procedura di comunicare alla stampa la volontà di acquistare la Pro Patria mi sembra quantomeno inusuale – le sue prime parole – perché invece non interpellare chi gestisce la società? Ma a parte questo, trovo il comunicato contraddittorio. Da un lato si mettono in piazza le proprie intenzioni e poi si parla di un incontro strettamente riservato con l’attuale proprietà. Ma quando mai potrà essere riservato se hanno già dato in pasto a tutti obiettivi e cifre? Qui di riservato non vedo nulla».
Entra ancora nel merito Vavassori per confutare soprattutto quella cifra di 5 milioni da spendere in un triennio per arrivare alla serie B, il vero traguardo dei “londinesi”, oltre che meta agognata e sognata da cinquant’anni dalla tifoseria biancoblù.
Attacca il patron: «Spero che nessuno si lasci abbagliare da quella cifra che suddivisa in tre anni vuol dire un milione e mezzo a stagione: con questo budget la Pro Patria non va in serie B, ma in serie D. Con questa cifra la Pro Patria non può rimanere in Prima divisione. La prossima stagione ci sarà una Lega Pro unica e per salvarsi ci vorranno ben altri investimenti rispetto a quel milione e mezzo. In passato ne ho incontrata di gente che mi parlava di programmi ambiziosi e poi al momento di passare ai fatti non si è visto nulla».
A prescindere comunque dalle valutazioni di chi ha gestito una società di calcio in maniera vincente, resta da capire se Vavassori aprirà la porta ai “londinesi”, sempre che vadano a bussare da lui: «Mi chiamino pure, ma la prima cosa sarà la sottoscrizione di un ferreo e vero patto di riservatezza, altrimenti non si comincia neppure, e poi ovviamente verrà il resto cominciando dalla fidejussione di seicentomila euro. E adesso mi lasci andare perché ho intenzione d’incontrare la squadra – rivela il patron – e di parlare ai giocatori della situazione attuale dicendo loro di stare tranquilli e pensare a giocare a pallone. Per motivi di lavoro mi dovrò assentare per diverse settimane e non vorrei che pensassero che la mia assenza fosse dovuta a menefreghismo nei loro confronti. Li voglio rassicurare: io ci sono. Voglio così evitare che si dica che la società è assente o che ha abbandonato i giocatori a se stessi. Devo lavorare, e anche tanto, producendo un reddito per portare a termine il mio impegno con la Pro Patria. E se non mi si vede è perché non sto pensando al mio portafoglio, ma a quello della Pro Patria».
Quando tornerà dal lungo viaggio di lavoro Vavassori troverà i “londinesi” sventolanti la fidejussione sulla porta di via Cà Bianca sventolando la fidejussione? “God save Pro Patria” (Dio salvi la Pro Patria).
Busto Arsizio
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