Tripoli, 22 mag. (TMNews) – La Nato ha proseguito i suoi raid nella notte tra sabato e domenica sul porto di Tripoli, mentre il regime di Muammar Gheddafi denuncia “l’assedio” marittimo sulla Libia imposto dall’alleanza atlantica.
La reazione del colonnello è arrivata dopo la distruzione (venerdì) di otto navi in vari porti del Paese, nel quadro delle operazioni finalizzate a proteggere i civili dalla repressione.
“Le otto navi distrutte appartengono alla guardia costiera libica e non superano i cinquanta metri di stazza”, ha assicurato il comandante Omran al Ferjani, capo proprio della guardia costiera, durante una conferenza stampa. Fra queste c’era soltanto una fregata della marina di un centinaio di metri di lunghezza, che era al porto di Tripoli per ispezioni, ha spiegato. Secondo il comandante, la Libia subisce un “assedio marittimo”. Nessuna nave della marina o della guardia costiera ha lasciato il suo porto dal 25 marzo, data in cui “abbiamo ricevuto una notifica della Nato che proibisce alle nostre navi di navigare, anche nelle acque territoriali”, ha spiegato.
La Nato ha condotto incursioni nella notte tra sabato e domenica sul porto di Tripoli e sulla residenza del colonnello Gheddafi, vicino al centro della capitale, secondo un responsabile libico.
“Ci sono stati due raid sul porto e Bab al Aziziya”, residenza del colonnello, che è stato l’obiettivo di bombardamenti della Nato varie volte.
Venerdì, l’alleanza atlantica aveva annunciato di aver affondato otto navi da guerra durante attacchi coordinati nella notte tra giovedì e venerdì, assicurando di non aver avuto “altra scelta” tenuto conto del “ricorso sempre più frequente alla forza navale” da parte di Tripoli. I raid della Nato hanno permesso di stabilizzare la linea di delimitazione sul fronte Est, tra Brega e Ajdabiya, 160 chilometri a sudovest della “capitale” ribelle Bengasi, e di aiutare i ribelli ad allentare la morsa intorno a Misurata, la grande città ribelle 200 chilometri a est di Tripoli assediata.
Cercando di bloccare i canali di rifornimento delle forze filo-Gheddafi, la Nato ha di fatto provocato una penuria di carburante che alimenta tensioni nell’ovest del paese, per lo più controllato dal regime. Ieri un autobus ufficiale che trasportava tre giornalisti stranieri è stato assaltato da una folla inferocita all’ingresso della città di Zuara, 100 chilometri a ovest di Tripoli, quando un reporter cinese ha tirato fuori una telecamera per riprendere la lunga coda davanti a una stazione servizio.
Sempre più critica riguardo alle operazioni della Nato, l’Unione africana (UA) ha annunciato che convocherà un vertice straordinario dedicato in particolare alla Libia, il 25 e il 26 maggio ad Addis Abeba. Tripoli aveva sollecitato questo vertice ad aprile per trovare una soluzione africana alla crisi. L’Ua ha intrapreso una mediazione intorno a una “roadmap” accettata da Gheddafi ma respinta dai ribelli, che richiedono le dimissioni del rais come condizione preliminare a qualunque negoziato.
In una lettera ai vertici del Congresso americano venerdì, il presidente Barack Obama ha chiesto il loro sostegno per la prosecuzione delle operazioni militari in Libia, essendo stato superato il termine legale di sessanta giorni di intervento senza autorizzazione parlamentare. Washington ha ritenuto “legittimo e credibile” il Consiglio nazionale di transizione (Cnt), l’organismo dirigente della rivolta libica, astenendosi tuttavia dal riconoscerlo come unico interlocutore, come invece hanno fatto Italia, Regno Unito, Francia, Qatar e Gambia.
Fco
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MAZ
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