VARESE Si è laureata da un pezzo e aspetta un figlio, ma a vederla uscire dalla scuola sorridente, con la cartella sottobraccio, sembra una studentessa del liceo. «Sono felicissima, ho preso 48 – dice Immacolata Colella, insegnante di lingue, mentre abbraccia raggiante il compagno – Le domande erano quelle che mi aspettavo ed è stato bello tornare sui banchi». Ma non per tutti la giornata è stata così gioiosa. Ci sono classi in cui meno del 50% dei docenti ha superato il test. E qualche docente è uscito dall’aula con le lacrime agli occhi. «Adesso dobbiamo aspettare chissà quanto per riprovare, va a finire che il prossimo concorso lo organizzano quando abbiamo l’età di andare in pensione» dicono due professoresse, di malumore.Tra le materie della pre-prova di abilitazione all’insegnamento ci sono logica, inglese e informatica. Quesiti che i docenti di letteratura, latino, disegno, storia e geografia certo non risolvono tutti i giorni. «Le domande di logica sono state le più difficili, fuori dalle nostre corde» commenta Mara Turconi, che insegna alla scuola d’infanzia. Se poi si considera che la maggior parte dei 2.348 candidati della Provincia ha già un lavoro e in molti casi una famiglia a cui badare, si comprendono ancora di più le difficoltà. «Io sono qui a fare il test, con il pensiero ai miei tre figli – afferma Mariolina Piazza – Sono un architetto ma ho sempre messo la famiglia al primo posto.
Spero di ottenere l’abilitazione per insegnare che da sempre è il lavoro che meglio riesce a coniugarsi con il mestiere della mamma». «Sono laureata in lingue e lavoro in aeroporto, ma sogno di insegnare, perché è tramandando le proprie conoscenze che si sfrutta davvero quello che si è studiato – racconta Maria Luisa Salivari, mentre va all’esame accompagnata dal marito – Sono emozionata. In più la nostra generazione non ha dimestichezza con i test a crocette, dopo la patente non ne abbiamo fatto più». E c’è anche chi è molto critico. «Ho superato il test con 42,5 – spiega Laura Morelli, che insegna francese – Rimango però contraria a questo sistema che ha penalizzato nel punteggio chi ha lavorato per anni nella scuola paritaria. Gli stessi fondi avrebbero potuto essere investiti nella ricerca. È poi un’ingiustizia: chi è nelle graduatorie permanenti dal 1993 potrebbe veder sfumare la possibilità di uscire dal precariato a causa dell’ansia che una prova di questo tipo porta con sé». Fuori dalla scuola, ad aspettare la fine della prova, c’è anche una mamma: «Mia figlia Elisa, due diplomi di scuola superiore e una laurea in psicologia, ha studiato come una matta. Io spero che ce la faccia, perché non merita una vita da precaria».Durante la giornata si è registrato qualche problema tecnico ai terminali, ma tutti i candidati sono riusciti a sostenere la prova. Nei corridoi si dice che sarebbero parecchi i prof bocciati.
s.bartolini
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