Busto, lettera dal carcere «Datemi un lavoro»

Lettera dal carcere al presidente della commissione servizi sociali: «Datemi un’opportunità di lavoro».

Non se l’aspettava, il presidente della commissione Mario Cislaghi, di ritrovarsi nella cassetta della posta dei consiglieri comunali una missiva proveniente dal carcere di via per Cassano. L’ha scritta, a mano e con un impegno che emerge in modo palese dalle parole che utilizza, un detenuto di nome Davide D., ex operatore socio-sanitario «caduto», come si autodefinisce, e finito dietro le sbarre con una pena di un anno e quattro mesi. A Cislaghi, che prima dell’estate aveva guidato la delegazione della

commissione servizi sociali in visita all’interno della Casa Circondariale di Busto Arsizio, il detenuto ha chiesto di poter «avere un’opportunità di lavoro» per riscattarsi e poter tornare ad una vita normale quando uscirà dal carcere. Nella lettera, Davide D. descrive da un lato la sofferenza che si vive dietro le sbarre (usa il termine «pena sofferta» come sinonimo di «pena espiata») e dall’altro la preoccupazione per quella che sarà la fase del reinserimento nella società, una volta compiuto il periodo di condanna.

«Risponderò sicuramente presto a questa persona, che mostra come sia necessario porre attenzione da un punto di vista sociale al tema del reinserimento dei detenuti – commenta l’esponente della maggioranza, che ha ricevuto dal sindaco la delega alla riorganizzazione del personale – il lavoro che il Comune sta facendo con il progetto carcere sta dando dei frutti interessanti: ora abbiamo in servizio in Comune un lavoratore che è stato assegnato dal carcere per un periodo di sei mesi. Alla scadenza ne verrà selezionato un altro. Ma crediamo che si possa andare avanti con questa collaborazione per valorizzare il canale che si è creato tra Comune e Casa Circondariale». E per dare qualche opportunità in più a chi è “caduto”.

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