Fine del mondo, politici comici Bertolino è «L’ultimo dei Maya»

VARESE La profezia sulla fine del mondo come spunto per parlare di un’attualità sempre più caratterizzata dalla crisi economica e da politici che vogliono “invadere” il campo dei comici.
È questa la sceneggiatura dello spettacolo che Enrico Bertolino, noto cabarettista televisivo, porterà al Teatro di Varese la notte di San Silvestro, a partire dalle 22.
Un recital, dal titolo evocativo “L’ultimo dei Maya”, accompagnato dalla colonna sonora del maestro Teo Ciavarella, che da una parte evidenzia ancora una volta la vocazione satirica impegnata di Bertolino, dall’altra testimonia il suo profondo legame con i nostri territori.
Milanese di nascita, il cabarettista ha infatti iniziato la sua carriera proprio nel Varesotto.

È ancora legato a questo territorio? Quello dove ha iniziato la sua carriera alcuni anni fa?
Sì, ricordo le mie prime serate di cabaret tanti anni fa – racconta Bertolino – Allora, per sbarcare il lunario, mi esibivo in discoteca a Legnano oppure ai matrimoni in Valganna. Quindi, anche adesso, torno spesso con piacere in teatro da queste parti.

Questa volta partirà dalla tanto decantata profezia dei Maya. Come mai questa scelta?
La ragione è molto semplice: da tempo, si è cominciato a fare ironia sulla previsione della fine del mondo; poi, pian piano, questa ironia ha assunto un tono tragicomico. Da qui, l’idea di festeggiare l’anno nuovo brindando ai Maya e alle loro premonizioni sbagliate. In realtà, però, i Maya sono solo un pretesto per parlare dell’attualità.

A questo proposito, sarà prevalente la satira politica, oppure la satira di costume?
Non lo so ancora, perché volutamente non ho ancora preparato una scaletta. Anzi, deciderò i temi dello spettacolo pochi minuti prima di andare in scena, anche basandomi sul discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Di sicuro, parlerò molto di politica. Gli spunti sono innumerevoli: ad esempio, si è parlato di spostare il Festival di Sanremo per la concomitanza con le elezioni. E allora, perché non sostituire anche il voto con il televoto?
Ormai, le affinità tra la politica e la comicità sono evidenti, tra un comico (Beppe Grillo, ndr.) che scende in campo e lo stesso Mario Monti che, nel suo modo di fare, ha qualcosa di comico e divertente.

Lei, in passato, ha già sottolineato in un suo spettacolo che ormai i politici stanno “rubando la scena” a voi cabarettisti….
Si tratta di una vera e propria “invasione” di campo, che però, a mio avviso, dovrebbe essere reciproca: per me non ci sono problemi se un politico va in televisione a fare “il divertente”, però, allo stesso tempo, la comicità deve poter parlare di politica, senza che si offenda nessuno.

L’intervista completa sul giornale in edicola giovedì 27 dicembre

p.rossetti

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