Somma Lombardo – Licenziata perché non vuole fare tutte le ore di lavoro straordinario richieste.
E’ successo a Somma Lombardo, alla R.G. Italy, azienda tessile artigiana che produce articoli per l’equitazione. Da qui sono uscite le coperte che hanno vestito i cavalli dei campionati del mondo nel Kentucky, l’anno scorso. Pezzi di pregio, confezionati da mani di velluto che trasformano le pezze in prodotti finiti, diretti al mercato italiano ma soprattutto a quello internazionale. In Europa e Stati Uniti ci sono almeno duecento negozi che si servono dalla R.G. di Mezzana, piccola ditta con soli nove dipendenti (tutte donne): quanto basta a stare sotto la soglia delle quindici persone e poter dunque licenziare in tronco, anche sotto Natale.
Il fatto risale infatti al 13 dicembre scorso. Il giorno prima, la moglie di Guido Peruzzotti, legale rappresentante della R.G. Italy srl, comunica alle “sue” donne la necessità di fare straordinari fino al 23 dicembre. Il lavoro non manca, c’è bisogno di una presenza maggiore in ditta per far fronte agli ordini di fine anno. Ma per una delle dipendenti, impiegata part time nella sartoria per cavalli, la richiesta risulta eccessiva. Per motivi familiari propri, non può passare da cinque a otto ore di lavoro al giorno. Chiede di poter fare qualche ora in meno di extra e di concordare il surplus di giorno in giorno. Nulla da fare. «Le due
donne litigano, la “padrona” minaccia la lavoratrice di licenziamento davanti a tutte le colleghe e poi passa alle vie di fatto», racconta Luca Guizzardi, sindacalista della Femca Cisl che ha seguito la questione. «La lavoratrice non vuole apparire, è una persona umile e non cerca riflettori su di sé, ma noi vogliamo denunciare la prova di forza dell’azienda». Incalza Guizzardi: «Si tratta di una dipendente con 12 anni di lavoro alla R.G., un caso quasi unico nel settore tessile artigiano; una lavoratrice molto preparata che non ha mai avuto una lettera di reclamo, ha fatto pochissime malattie, ha sempre lavorato con costanza e impegno. E ora, la si mette per strada».
Il tentativo di una riconciliazione con l’azienda per il reintegro della lavoratrice, non è andato a buon fine. «Peruzzotti è apparso imbarazzato di fronte all’accaduto, ci ha chiesto di poterne parlare con la moglie ma poi è stato irremovibile». Sulla lettera di licenziamento vengono addotti «motivi tecnici, organizzativi» segnala il sindacalista. «Ma sappiamo bene come sono andate le cose: dopo la minaccia davanti alle colleghe, non si poteva tirarsi più indietro. E’ stata data una prova di forza che fosse da esempio per tutte».
Guido Perruzzotti non fa dichiarazioni: «Nessun commento», sono le uniche sue parole. «Il tutto è nelle mani del nostro sindacato» aggiunge in qualità di vicepresidente di Uniontessile Confapi. Femca Cisl ha impugnato il licenziamento, materia ora del tribunale di Busto Arsizio.
«Se passa questo tipo di intimidazione, i lavoratori arriveranno a perdere diritti anche nella qualità della vita», commenta Daniele Magon, segretario generale della Femca Cisl Varese. «In un contesto sociale in cui si discute del mercato del lavoro, se si parte dai licenziamenti, questi sono i risultati».
Alessandra Pedroni
p.rossetti
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