Giusti sacrifici e insostenibili ostentazioni

Durante una trasmissione Rai il presidente del Consiglio precisa che la ricchezza è un valore fondato sul merito. Dunque chi è ricco merita e chi è povero, al contrario, non merita nulla. Però, aggiunge il presidente, proprio per questa ragione chi è ricco dovrebbe “filantropicamente” donare un po’ della propria ricchezza alla società, per “aiutare” chi ricca/o non è. Alla faccia dei diritti individuali e collettivi,

così faticosamente ottenuti. Sempre sul tema un conduttore televisivo sostienea che il problema non è quanto si guadagna ma se si lavora con responsabilità e senso del dovere. Il punto di vista è a dir poco bizzarro: perché mai, a parità di responsabilità e senso del dovere, c’è chi percepisce salari intorno ai mille euro e chi guadagna centinaia di migliaia o addirittura milioni di euro?

Nicoletta Pirotta
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Perché la filantropia dovrebbe essere alternativa all’affermazione dei diritti individuali e collettivi? Ci può esser l’una e ci possono (ci devono) essere gli altri. Parallelamente. È giusto non demonizzare la ricchezza, quando è il risultato del talento e del merito, e non dei ricavi dello sfruttamento. Per non dire dell’illegalità. La ricchezza è un valore che non implica il riconoscimento della povertà come disvalore.
Semmai il contrario: può aiutare a costruire un mondo sempre meno povero, sempre più ricco. Non parliamo poi della ricchezza morale, ben più importante di quella materiale. E acquisibile da chiunque, senza dover metter mano al portafogli. Restano due problemi: la diseguaglianza retributiva (un manager non può guadagnare come mille operai insieme) e l’ostentazione del benessere. Che diventa insopportabile opulenza. Insensibilità sociale. Stupidità incomprensibile, quando per esempio i politici chiedono sacrifici ai cittadini e passano le vacanze di Natale in resort esclusivi da centinaia (migliaia) di euro al giorno. Ciascuno spende i suoi soldi come meglio crede, alcuni politici dovrebbero spendere meglio la propria faccia.

Max Lodi

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