Busto, mezzo Pdl resta a casa In Consiglio niente numero legale

BUSTO ARSIZIO – Mezzo Pdl sta a casa e il centrosinistra fa mancare il numero legale per la discussione delle delibere. «Assenti irresponsabili» il commento del sindaco Gigi Farioli, «amareggiato» dal comportamento di buona parte del suo partito, mentre i leghisti erano in aula in cinque su sei. Saltano tutte le delibere all’ordine del giorno.

Non è bastato il richiamo del sindaco, reso pubblico a poche ore dalla seduta, per convincere gli assenti a presentarsi in sala esagonale. Tra i banchi del gruppo consiliare del Pdl sono presenti, oltre a Farioli e al presidente dell’assemblea Diego Cornacchia, soltanto i consiglieri Mario Cislaghi, Checco Lattuada (i più vicini al primo cittadino) e Paolo Genoni. «Gli assenti non hanno giustificazione» precisa Cornacchia, che ricorda che «non è una convocazione temeraria né tantomeno imposta», in risposta alle polemiche interne al gruppo di maggioranza relativa. Fa eccezione il vicesindaco Giampiero Reguzzoni che, come fa notare il sindaco Farioli, «è impegnato in campagna elettorale» (è candidato, come il capogruppo del Pdl Franco Castiglioni).

Ma per il primo cittadino «chi preferisce altri impegni non meglio giustificati all’assolvere il compito in consiglio, si commenta e si giudica da solo – lo sfogo in aula – sono molto amareggiato, non ho trovato nei consiglieri di maggioranza assenti la consapevolezza di essere compartecipi di un Comune che è modello, come certifica l’agenzia di rating Fitch, e che rappresenta spirito di eccellenza». Di fronte a questa situazione i consiglieri del centrosinistra (Pd, Sel e Manifattura Cittadina) si alzano e se ne vanno.

Il capogruppo Pd Walter Picco Bellazzi non usa giri di parole: «Non c’è il numero legale per far continuare il consiglio comunale, e noi non abbiamo intenzione di fare la stampella su delibere fondamentali. Speriamo si vada al più presto alle elezioni e si cambi maggioranza». Restano sui banchi «per senso di responsabilità» il grillino Giampaolo Sablich, accusato dal Pd di fare «la stampella», e il consigliere degli Indipendenti di Centro Gian Pietro Rossi. L’assenza del numero legale (ci sono in aula solo 12 consiglieri su 25) fa saltare tutte le delibere. L’assemblea continua solo con la discussione delle interrogazioni senza votazione, dato che, come chiarisce Cornacchia, «il numero legale per lo svolgimento del consiglio è pari ad un terzo dei consiglieri».
Andrea Aliverti

b.melazzini

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