Le necessità della riforma elettorale

L’attuale legge elettorale a detta di tutti è vergognosa e incostituzionale. Ma fa comodo a quasi tutti i politici che siedono in Parlamento e vogliono perpetuare la propria razza.Il Referendum popolare per abrogarne alcuni articoli è stato bocciato dalla Corte Costituzionale: tocca perciò alla opinione pubblica fare pressione perché tale legge venga cambiata prima della prossima tornata elettorale.  In caso contrario, se si dovesse andare al voto con l’attuale

legge che candida esclusivamente i “nominati” dai capipartito, è prevedibile che l’astensionismo andrà alle stelle. Qualche Parlamentare si decida a presentare una proposta intesa per dichiarare incostituzionale tale legge, oppure  modificarla; nell’eventualità che si andasse a votare ancora con questa legge, si presenti un apposito disegno di legge atto a ridurre il nunero dei seggi in parlamento in percentuale pari a quella dei non votanti e delle schede bianche.

Giovanni Dotti

Il Parlamento potrebbe finalmente decidersi almeno a una miniriforma elettorale. Per un semplice motivo: è l’unico modo di rilegittimare la politica di fronte a una delegittimazione che pare crescente invece che decrescente. Non c’è solo il Porcellum da buttare, ci sono due Camere cui attribuire compiti diversi, parlamentari da dimezzare, enti locali da tagliare. Eccetera. Se si cambierà, verso quale legge elettorale andremo? L’Udc punta a un proporzionale significativo, per essere poi ago determinante della bilancia nelle alleanze. Anche alla Lega non dispiace mentre Di Pietro nicchia: teme una soglia di sbarramento troppo bassa. Ai due partiti più consistenti, Pd e Pdl, converrebbe mantenere il maggioritario: sono gli unici a poter incassare il ricco premio in seggi nel caso di vittoria, e comunque a pesare in modo rilevante dall’opposizione in caso di sconfitta. Si troverà un’intesa? Forse sì. In fondo da qui alla scadenza della legislatura c’è tempo, e pare improbabile (perché pericoloso) un voto anticipato.

Max Lodi

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