«C’erano sporcizia e spaccio Questo parco ora è un’oasi»

Questo è stato il Mondiale del parco Zanzi, del lago di Varese, del divieto anti-fumo: la bella natura varesina alla ribalta.

Nessuno meglio del Corpo delle Guardie ecologiche volontarie – orgoglio verde del Comune di Varese – può quindi dare la misura di ciò che sono stati questi giorni iridati. Diciotto persone sul campo, di giorno e di notte, che ci fosse il sole o la pioggia: il loro occhio vigile si è unito a quello delle altre forze presenti, con un riguardo speciale verso l’ambiente.

Il coordinatore Fausto Gambaro racconta i suoi Campionati: «C’è stato un miglioramento vistoso rispetto alle competizioni passate: la macchina organizzativa ha avuto davvero pochi intoppi. Punterei l’attenzione soprattutto sulla transennatura del parco: ha permesso una migliore preservazione dell’area vicino al lago».

Gambaro è una sorta di memoria storica in questa zona: «La ricordo tanti anni fa, quando ancora era sporca, piena di spacciatori, con il prato secco. Vederla così pulita, accogliente e teatro di una grande manifestazione come questa mi inorgoglisce».

La maggior soddisfazione di Gambaro sta nell’aver riscontrato un’educazione generalizzata: «Gli atleti in primis, molto rispettosi del parco. Poi gli spettatori, per lo più obbedienti alle regole ed ai divieti: in cinque giorni abbiamo riscontrato solamente due infrazioni all’ordinanza che non permetteva di fumare. Non è stato nemmeno necessario comminare una sanzione: i trasgressori si sono subito scusati ed hanno immediatamente spento la sigaretta».

In ore e ore di presenza sul campo, qualche magagna non poteva non saltare fuori: nulla di particolarmente grave. Si possono definire delle “chicche” fornite da osservatori speciali: «Abbiamo sorpreso per tre volte alcuni atleti tedeschi intenti a tagliare le recinzioni per evitare di fare tutto il giro: alla terza ci siamo un po’ arrabbiati e l’hanno finalmente capita» racconta Gambaro con un sorriso. «Oppure l’insistenza di un signore di Morazzone – scovato nell’area riservata agli sportivi senza essere dotato di pass – che voleva assolutamente conoscere i rappresentanti della nazionale ucraina: lo abbiamo accontentato, ma fuori dai confini del parco».

Alla fine quello che rimane nel cuore sono soprattutto i rapporti umani stretti con i protagonisti della cittadella del remo: «Ho visto passare tutte le squadre, più volte al dì: con alcuni si è formato un legame particolare, per esempio con una ragazza paraguaiana che si è molto affezionata a noi».

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