Malpensa, condannato finanziere Tentò di trafficare droga nello scalo

MALPENSA Condannato a quattro anni in primo grado Stefano Saccavino, il finanziere in servizio a Malpensa accusato di corruzione e di aver tentato di importare attraverso l’aeroporto della brughiera 100 chilogrammi di cocaina.

Con lui ieri mattina il gup Nicoletta Guerrero ha condannato a due anni e due mesi ciascuno Raffaele Stefanelli, dipendente di una coop che opera all’interno del comparto merci di Cargo City, e Francesco Ceravolo, l’esterno a Malpensa che secondo l’accusa avrebbe dovuto piazzare la droga. Il trio avrebbe dovuto spartirsi una mazzetta da 100mila euro per far entrare in Italia il carico.

L’arresto dei tre risale al maggio scorso: a far scattare le manette furono gli stessi colleghi di Saccavino. Il militare, infatti, si scoprì offrendo a un collega una mazzetta per chiudere a sua volta entrambi gli occhi sul carico che avrebbe dovuto arrivare da Santo Domingo. Il collega onesto finse di stare al gioco denunciando immediatamente la proposta ricevuta, facendo scattare l’indagine condotta

dal sostituto procuratore Pasquale Addesso. La droga, con un ipotetico valore di mercato pari a 15 milioni di euro, non sarebbe mai arrivata a Malpensa; questo perché pare i trafficanti dominicani abbiano a un certo punto dubitato dell’affidabilità proprio di Saccavino. Ceravolo, ipotetico contatto con gli acquirenti italiani del carico, dichiarandosi estraneo alla vicenda, non avrebbe però mai fatto i nomi dei compratori.

Per Saccavino il giudice per l’udienza preliminare ha anche disposto l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, oltre a una multa di 30mila euro. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 60 giorni.
Battaglieri, tutti i difensori, hanno già annunciato il ricorso in Appello. Francesca Cramis, avvocato di Ceravolo (che si è visto confiscare due auto e una moto per un valore complessivo di 200mila euro) ha sottolineato «come oggi sia stata sancita una certa iniquità tra accusa e difesa. Il sequestro a carico del mio cliente è stato disposto dal pm nella serata di giovedì scorso; a poche ore dell’udienza che si sarebbe dovuta celebrare venerdì. Il giudice ha concesso un rinvio ma è stato impossibile, per noi, reperire tutta la documentazione necessaria a provare la non correlazione tra i beni sequestrati e le imputazioni contestate al mio assistito con gli uffici chiusi per il fine settimana».

Simona Carnaghi

s.affolti

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