Dopo l’alluvione piovono polemiche Olona impazzito, colpa dell’abbandono

All’indomani dell’alluvione, l’associazione “I Nostar Radiis” può tirare un respiro di sollievo: la sede non ha subito danni ingenti come si era temuto in un primo tempo. Tanti si sono dati da fare per spalare l’acqua mista al fango e tante le manifestazioni d’affetto arrivate dai concittadini a , persino la telefonata dall’America del sindaco ; ma nel cuore della famiglia Macchi rimane grande amarezza.

«I nostri vecchi dicevano che si può fermare il fuoco ma l’acqua, quella, è impossibile fermarla. L’altra mattina mi trovavo in associazione con mia moglie: aspettavamo un ingegnere. Improvvisamente verso le dieci e mezza abbiamo visto l’acqua uscire dalla rete di recinzione della Siome, la ditta costruita a cavallo dell’Olona. L’acqua si è riversata sui binari, sul piazzale, anche nei campi: il fronte era larghissimo». La Siome, storica ditta della Folla di Malnate ex Officine Conti, versa in stato di completo abbandono dagli anni Ottanta. Col passare degli anni è ceduto il pavimento e dei blocchi di cemento sono precipitati nel fiume; quando si crea l’invaso a monte verso l’Iper, quando tutto è colmo, parte l’onda d’urto.

«Adesso le acque si sono ritirate; siamo riusciti a farle defluire tamponando momentaneamente, e poi è arrivata anche la Protezione Civile e i Vigili del Fuoco». I due coniugi sono rimasti completamente isolati nella sede allagata per tutta la mattina e parte del pomeriggio di martedì. Dino, la cui associazione nasce quattordici anni fa allo scopo di promuovere e tutelare l’antica cultura rurale del territorio, ora polemizza però contro il totale disinteresse per la manutenzione dei letti dei fiumi in quella che una volta era l’operosa valle dei mulini.

«I nostri vecchi subivano sicuramente le esondazioni – spiega – ma avevano fatto alvei proporzionali alla portata. Questo perché se l’alveo non era a norma, non funzionava niente, né i mulini, né le segherie né le tintorie e tutto il resto delle fabbriche lungo l’Olona. Adesso che da anni è stata abbandonata la manutenzione del fiume, siamo esposti al costante pericolo della furia della natura». Il combattivo presidente, che dal 2007 gestisce con grande passione la vecchia stazione del treno della Valmorea (anche se attualmente le corse sono sospese), presa in concessione d’uso dalle Ferrovie Nord, commenta sconsolato: «La gente è disoccupata; non sarebbe meglio ricreare la figura del cantoniere che puliva i fossi, i letti dei fiumi, tutte le strade della provincia?».

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