“Quel profumo” era la traccia proposta per il Premio Chiara 2014 dagli Amici di Piero Chiara e rivolta ai giovani scrittori nati tra il 1989 e il 1999 e, su 160 racconti partecipanti, solo 23 sono stati raccolti in un prezioso volumetto che ospita i tre vincitori: al primo posto Sara Simoni con “Ogni piccola cosa”, al secondo posto Glenda Giussani con “C’è profumo di riscatto, cara Amalia” e al terzo Mattia De Rinaldis con “Profumi dal passato”.
La vincitrice, giovane scrittrice di Samarate, riporta l’attenzione e la riflessione sulle piccole cose, che sono spesso le più essenziali nella nostra vita, attraverso un racconto sulla «solitudine, la nostalgia di casa, l’importanza e la fortuna di averne una propria, cosa di cui troppo spesso ci dimentichiamo».
Di tutt’altro genere il racconto di Glenda Giussani, di Sumirago, che affronta il tema scottante e attualissimo della violenza sulle donne, fatto di brutalità, lacrime e sangue, testimonianza della cruda e feroce realtà che ci circonda. Ricordi familiari di infanzia emergono, invece, nel racconto “Profumo dal passato” in cui il giovane autore varesino rievoca «un vecchio forno di campagna, attraverso i racconti di mia nonna, l’essenza da uomo del nonno, perché credo che i racconti dei nonni siano un patrimonio da conservare e tramandare». Vince il primo premio della V edizione del Premio Chiara Inediti “La ragazza dal cuore di carta” di Aminata Aidara, scrittrice italo-senegalese di 30 anni, nata a Brescia, laureata a Torino con una tesi sulla migrazione nella letteratura africana francofona postcoloniale, che si divide, oggi, a Parigi fra il lavoro di educatrice e un dottorato alla Sorbona.
I sei racconti di Aidara sono di grande spessore emotivo e rivelano una contemporaneità italiana multiculturale, attraverso vicende profondamente umane, a tratti sentimentali, in cui si sfiora il tema dell’infanzia migrante degli anni ’70. Le narrazioni di Aidara parlano della ricerca delle proprie radici africane, del mancato ritorno alle origini, della banlieu parigina, e delle contraddizioni del rapporto uomo-donna. Eppure le proprie origini per una ragazza, figlia di migranti possono essere italiane, come nel racconto “Vitina Crozza” che viene vista come africana, ma che invece si sente parte di quel paesino sperduto della Sicilia dove è cresciuta.













