Cinquant’anni nel grande calcio e poi un giorno Spartaco Landini entra dal tunnel del Franco Ossola per Varese-Bari da ds biancorosso.
Non è il grande pubblico a fare la differenza o a regalarmi qualcosa in più. Per me l’emozione più grande è tornare dopo anni a Masnago e vedere che nulla è cambiato: questo stadio e questa squadra regalano uno spirito antico, non l’ho trovato scalfito. Il Varese è una suggestione.
Sean è una persona in gambissima: arriva dal basso, e ha sempre fatto le cose per bene. Oh, ma anche Ricky soffre per il Varese: soltanto che non gli piace darlo a vedere.
L’approccio, la gestione, la mentalità. Contro il Bari dovevi giocare solo così, altrimenti ti avrebbe “accartocciato”, e Bettinelli ci ha fatto giocare proprio così: chiudendo tutti gli spazi, giocando in undici in tutte le zone del campo, e prendendolo in contropiede in ogni momento. Abbiamo fatto due gol, ma potevano essere tre o quattro.
Dopo il gol del Bari, ho pensato «non è che adesso molliamo?». Invece abbiamo accelerato, tirando fuori le palle. Dopo una settimana così difficile, se non le hai, perdi. Questo è un gruppo compatto e in gamba, sono grandi ragazzi: mi hanno fatto subito sentire uno di loro.
Che c’è grandissima sintonia. È molto preparato, ha un rapporto fortissimo con i giocatori. È riuscito a farci “sentire” la partita, l’ha fatta giocare a tutti quanti per vincerla. Stringersi nelle difficoltà, o contagiare l’ambiente con un fortissimo spirito di rivalsa, sono qualità che fanno la differenza.
Il gruppo e l’accoglienza ricevuta: Varese mi ha fatto sentire importante.
Se il Varese fa il Varese, domani ce la farà.