Agnelli sgozzati a Luino L’ex imam finisce a giudizio

LUINO Il 19 dicembre 2007 era la festa del sacrificio, uno dei rituali più seguiti tra i musulmani, e al macello pubblico di Luino era stata organizzata la cerimonia che prevedeva di sacrificare un consistente numero di animali, caproni ed agnelli.

L’evento era stato regolarmente autorizzato, ma gli organizzatori sono stati rinviati a giudizio per maltrattamenti di animali in manifestazioni e spettacoli aperti al pubblico. Tra questi, in contumacia, vi è anche quell’Abdelajai Zergout, ex imam di Varese, espulso e rimpatriato in Marocco per sospetti legami col terrorismo di natura islamica. Gli altri imputati sono Kalkoui Hischami, di Tradate e Mohamed Lamraki, di Torino. La procura della Repubblica di Varese contesta l’articolo 544 bis del codice penale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi». E il 544 quater: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni e con la multa da tremila a 15mila euro».

In aula ieri mattina a Varese convocati dal pm Monica Crespi hanno testimoniato il dirigente Asl Mauro Maccapani e il veterinario Alessandro De Bernardi, per dire che «l’evento era stato autorizzato sulla base della normativa regionale vigente», e che «non vi furono sevizie: l’uccisione per sgozzamento non comporta sofferenze superiori a quelle per stordimento utilizzate normalmente».

Insomma nessuna sevizia, e tanto meno uno spettacolo pubblico: perché al sacrificio di ciascun esemplare erano ammessi soltanto il macellatore e un membro maggiorenne della famiglia che offriva l’animale, oltre al veterinario dell’Asl preposto al controllo.

«Accuse che chiaramente non reggono» taglia corto l’avvocato Sandro Damiani che difende Hischami. Nuova udienza il 29 maggio, quando si dovrà accertare l’identità di Lamraki, probabilmente confuso con un suo quasi omonimo, Lamrachi.

s.bartolini

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