Gallarate – L’internazionalizzazione come ricetta per uscire dalla crisi: l’Univa ci crede e per accompagnare gli imprenditori in missione all’estero arruola gli stessi “pionieri” varesini che già operano fuori dai confini e che faranno da tutor ai colleghi in procinto di guardare ai mercati esteri. Le prime due missioni saranno in Brasile in autunno e in Cina la prossima primavera.
«Lo sbocco sui mercati esteri è la chiave di volta per il successo delle nostre imprese – sottolinea il presidente dell’Unione Industriale Giovanni Brugnoli – l’export per un territorio a forte vocazione manifatturiera come il nostro è sempre stato un “plus” importante, ma oggi, quando il mercato domestico è in stallo, è quell’elemento di disturbo che serve per interrompere la spirale negativa». Una via d’uscita dalla crisi, partendo dai dati del report di Confindustria Lombardia sull’internazionalizzazione delle imprese lombarde (illustrato da Marco Mutinelli, dell’Università di Brescia) che confermano sia il peso decisivo dell’export sul “sistema Varese”, che la maggior solidità che le banche attribuiscono a chi diversifica fatturando all’estero. Niente di nuovo? Quel che cambia, nel Progetto Internazionalizzazione che Univa ha presentato ieri nella sede di Gallarate, è l’approccio, che Brugnoli definisce «più pragmatico e meno diplomatico», ai Paesi oltre confine.
«Meno tartine e brindisi, più visite agli insediamenti produttivi dei nostri associati – la schiettezza del presidente Univa – i Paesi Bric (Brasile, India, Russia e Cina) in particolare, sono mercati ad alto potenziale ma di difficile approccio. La nostra idea è di supportare gruppi di imprese nell’affrontare i mercati esteri». Non le “solite” missioni, ma un percorso innovativo che si baserà su workshop tematici, un portale internet e follow-ups, ma
soprattutto sull’«esempio». Quello degli imprenditori varesini già operativi sui mercati esteri, che faranno da tutor delle missioni, un po’ ambasciatori e un po’ testimonial, raccontando le loro esperienze e pregi e difetti di ogni Paese emergente. Nel mirino i BRICs (le prime missioni saranno in ottobre in Brasile e nel marzo 2013 in Cina) ma anche Polonia e Turchia, per settori target quali innanzitutto meccanica, abbigliamento, arredo, chimica ed edilizia.
«L’internazionalizzazione è un processo difficile ma indispensabile, come strumento a sostegno della crescita delle imprese – spiega il direttore di Univa Vittorio Gandini – puntiamo all’aggregazione per filiera e per prodotto per strutturare reti d’impresa volte allo sbarco sui nuovi mercati». Il concetto è di aiutarsi per crescere, tutti insieme. Ma non si tratta di un invito alla delocalizzazione, tutt’altro. «Dobbiamo portare il made in Italy nei Paesi emergenti per far proliferare le nostre aziende – spiega il presidente Brugnoli – non può più essere solo l’hi-tech, come gli elicotteri, a varcare i confini, devono farlo anche i semilavorati realizzati, magari aggregandosi, dai subfornitori dei grandi brand».
Andrea Aliverti
p.rossetti
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