Tre settimane fa Gallarate è finita alla ribalta delle cronache nazionali dopo che un 35nne ha lasciato in auto il figlio di due anni per andare a giocare alle macchinette. All’uomo è rimasta una denuncia per abbandono di minore, alla città l’interrogativo su come affrontare il gioco d’azzardo patologico.
In realtà l’amministrazione stava lavorando sul tema. Non solo attraverso l’impegno quotidiano dei servizi sociali, ma anche con l’adesione al patto dei sindaci contro il gioco d’azzardo. Ovvero la sottoscrizione, avvenuta con un voto del consiglio comunale, di una richiesta al governo affinché agli enti locali siano garantiti maggiori poteri in termini di rilascio delle autorizzazioni per l’installazione delle macchinette ma anche dal punto di vista dei controlli all’interno degli esercizi pubblici che le ospitano.
Già, ma quanti sono in città i locali in cui è possibile giocare? Stando ai dati dei Monopoli di Stato si tratta di 87 tra bar e tabaccherie. Ma l’assessore alle Attività economiche , in consiglio comunale, ha fornito una stima diversa: «A Gallarate ci sono due sale giochi dove si possono effettuare piccole vincite, autorizzate dalla passata amministrazione, e tre videolottery dove si possono ottenere somme consistenti, aperte su licenza della Questura», ha spiegato.
E poi ci sono «280 pubblici esercizi» all’interno dei quali potenzialmente possono trovarsi le macchinette. «Se teniamo conto che in media l’80 per cento dei locali le ospita e accoglie due slot, arriviamo a 450 apparecchi», i calcoli dell’assessore, «il che significa una ogni cento abitanti, dato ben più significativo rispetto alla media nazionale».
Protasoni ha provato poi a stimare l’incasso: «Se fosse, al netto delle vincite, di duemila euro al mese, potremmo ipotizzare una spesa annua superiore ai 10 milioni di euro». L’esponente della giunta ha annunciato di voler svolgere «entro la fine dell’estate un censimento mirato».
Si tratterà di girare per tutti i locali e contare le macchinette, visto che «l’archivio della Questura non è informatizzato e abbiamo dovuto desistere». Allo stesso tempo, si studiano formule per contrastare la diffusione delle slot.
Le soluzioni normative non sono molte, ma una prima idea c’è: «Pensiamo, come avvenuto a Crema, di prevedere degli sgravi fiscali sull’Imu e sulla Tares per quei locali pubblici che non ospitano le macchinette». Un piccolo passo per cercare di arginare un fenomeno sempre più diffuso, come dimostrano i dati sugli accessi allo sportello aperto a Samarate dai Comuni del distretto gallaratese.
«Furono 45 nel 2009, 70 nel 2010. Quindi 105 nel 2011 e 100 lo scorso anno», ha spiegato l’assessore ai Servizi sociali . Solo in un caso su cinque è il malato a chiedere aiuto. Spesso sono i familiari, stremati, a rivolgersi allo sportello per sconfiggere il gioco d’azzardo patologico.
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