Gallarate, Bossi attacca la Lega Caianiello fa autocritica

GALLARATE Pdl vittima del laboratorio politico voluto dalla Lega Nord: questa la lettura politica che il PdL esprime a caldo dopo che il monitor di Palazzo Broletto ha emesso la sentenza di sconfitta. Il candidato sindaco Massimo Bossi è chiaramente scosso dal risultato negativo. Non si può dire che se lo aspettasse ma ammette: «Me la sentivo nel sangue». E continua: «E’ stata una campagna impostata sui personalismi e continuata così fino alla fine. Così la Lega ha consegnato la città nelle mani della sinistra, ne prendiamo atto e ricominciamo. L’indicazione di voto che è stata data sottotraccia è lampante». Lega nel mirino, ma Bossi rifarebbe tutto:

«Non ho niente da recriminare su quanto ho fatto da consigliere, da assessore e da sindaco pro-tempore. Ritorno alla mia attività principale di imprenditore». Bossi rifarebbe anche la sua campagna: «Abbiamo un nostro stile, pensiamo alle cose concrete che interessano la città. Abbiamo cercato di spiegare ai cittadini quello che abbiamo fatto e quello che avremmo voluto fare nel futuro. La democrazia è fatta anche di alternanza, noi abbiamo la coscienza a posto, accettiamo il risultato e ci prepariamo a fare opposizione». Ancora da capire se sarà lo stesso Bossi a guidarla: «Lo valuteremo, se è meglio che io rimanga in consiglio provinciale o in consiglio comunale».

Il plenipotenziario del PdL gallaratese, Nino Caianiello, cerca di prenderla con filosofia: «Prendiamo atto del risultato, su cui va aperta una riflessione. D’altronde ci avevo visto lungo, quando avevo individuato Guenzani come un possibile candidato del centrodestra». Una considerazione, che era già emersa prima della campagna elettorale, su cui lo stesso Caianiello ha scherzato con il neo-sindaco eletto dal centrosinistra. «Ha saputo coniugare la moderazione con la critica radicale – dice il “Mullah” riguardo a Guenzani – ora non penso che vorrà fare il fascio-comunista alla Pennacchi, se ne guarderà bene dal coinvolgere altri personaggi non qualificabili che gli hanno portato 100 voti». Un’autocritica è sulla campagna elettorale del PdL gallaratese: «Non abbiamo mai alzato i toni e forse in questo abbiamo sbagliato, non abbiamo saputo intercettare il voto di pancia, il voto contro». Quello che la Lega ha dirottato sul centrosinistra: «Problema loro, io non guardo in casa d’altri, ma è un fatto che il 45% degli elettori leghisti ha votato Guenzani. Apriranno una riflessione al loro interno». Ma Caianiello non pensa che l’esito di Gallarate possa avere ripercussioni sulle alleanze ad altri livelli: «Si arrangeranno i vertici, ma non mischiamo le cose, noi abbiamo permesso ad Attilio Fontana di vincere senza boicottarlo perché crediamo nell’asse Bossi-Berlusconi per cambiare il Paese. A differenza di altri». Toni che mostrano insofferenza verso il tradimento dei padani, mentre i vertici del PdL sono assolti: «Il partito si è impegnato. Formigoni due volte, Mantovani tre, i ministri Brunetta, Gelmini, La Russa. Mancava solo Berlusconi, ma non è andato neanche a Milano». Insomma, il 45% di Massimo Bossi «è un miracolo, contro un moderato come Guenzani, se contiamo che il centrodestra ha perso a Milano, Novara, Pavia, Mantova, Rho».

e.marletta

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