Un’altra croce sulle strade di Busto: «una tragica fatalità»

– Corso Italia, un’altra croce. «Ma è stata una tragica fatalità».

Lo dicono quasi all’unisono l’assessore alla viabilità e il suo collega ai servizi sociali , in questo caso nei panni di storico rappresentante del quartiere San Giuseppe che vive a poche decine di metri di distanza dal teatro dell’incidente mortale di ieri all’ora di pranzo.

L’ultimo episodio risaliva a sei anni fa, e la vittima era stata anche allora una signora anziana ( di 72 anni), investita in modo letale sempre da un mezzo pesante nei pressi del vecchio ingresso dell’Ospedale di piazzale Solaro, con una dinamica piuttosto simile a quella dell’incidente di ieri. «Dispiace tantissimo per la signora, ma purtroppo è una disgrazia che non sembrerebbe proprio possa essere imputata ad un’eventuale pericolosità di quell’arteria – sottolinea Mario Cislaghi, che conosce ogni metro di corso Italia – è vero, è una strada molto trafficata, ma in cui i veicoli durante la giornata non vanno a velocità sostenuta, anche per la presenza di diversi semafori e di rallentamenti frequenti, e soprattutto in cui ci sono diversi passaggi pedonali ben segnalati o regolati da semafori». Così l’invito dell’assessore Cislaghi è alla prudenza: «Io che ci passo tutti i giorni vedo di continuo persone che attraversano la strada senza passare sulle strisce pedonali, come succede anche in un altro punto della città di grande passaggio pedonale, piazza Santa Maria. Non si può far altro che invitare le persone a rispettare le regole».

Del resto l’amministrazione, con il lavoro dell’assessore alla viabilità Claudio Fantinati, è intervenuta recentemente per riqualificare tutti gli impianti semaforici dell’intera arteria di corso Italia. «Abbiamo installato varie tipologie di semafori, di cui alcuni a chiamata pedonale, tutti caratterizzati da una particolare attenzione alle utenze deboli. Tanto che spesso mi imputano di aver persino esagerato nella sicurezza, dato che i nuovi tempi semaforici provocherebbero troppi rallentamenti su un asse così trafficato come corso Italia». Ma non sempre la tecnologia e gli accorgimenti di ingegneria stradale possono evitare gli incidenti: «In questo caso purtroppo – sostiene Fantinati – mi sembra che la dinamica e le condizioni, se è vero che la signora era a 30 metri da un semaforo pedonale e ad altrettanti da un altro passaggio pedonale, descriva una fatalità umanamente inevitabile, in presenza di un mezzo pesante di quelle dimensioni».