Le ruote della Volvo grigia aderiscono all’asfalto di fronte al numero 12. Riccardo indossa gli occhiali da sole allo stesso modo degli americani nei film, e nella luce delle sei di sera i capelli bianchi che si fanno largo nella chioma nera ricordano il mercurio.
Dalla tasca posteriore estrae lo strappo spiegazzato di giornale.
«Molto lieto signora.»
In un sorriso tirato, Lorena specifica di essere signorina. Gli fa strada lungo il giardino parlando a raffica e indicando a volte il muro a volte il gazebo.
«C’è l’erba da tagliare, è vero, ma le assicuro che sistemato il giardino non vorrà più lasciarlo. Si può anche fare colazione al gazebo, io l’ho fatta ogni tanto. C’è una vista magnifica qui, non trova? Oh non si preoccupi per la panca rotta vicino alla porta, quella la porterei via senza problemi, di certo non gliela lascio qui. La casa è stata ristrutturata giusto tre mesi fa, è tutto funzionante ed in ottime condizioni. Mentre chiacchieriamo possiamo prendere del tè, lei lo beve? O se preferisce caffè o altro ho di certo qualcosa. Alcolici no, mi spiace, quelli non li ho se no glieli offrirei. Non che penso lei beva, certo, è solo che sa, alle sei magari sarebbe stato educato offrirle del prosecco. Mi scusi forse avrei dovuto comprarlo, è solo che oggi ho avuto tanto da fare. Ecco questa è la cucina, prego si sieda qui. Allora? Tè o caffè?». «Solo un bicchiere d’acqua per favore».
Riccardo sa già come Laura ha speso la giornata. Dall’ingresso alla cucina sono chiari i segni di una pulizia fatta all’ultimo momento e per sommi capi. Sottili linee di polvere percorrono i bordi dei soprammobili che non sono stati spostati durante la pulizia, il tappeto ha qualche briciola e i fiori nel vaso al centro del tavolo sono spenti, pronti a seccarsi.
«Posso farle una domanda?».
Riccardo acconsente. Quella donna si muove in un modo che non comprende, come se stesse verificando se è in grado di gesticolare in ogni posizione che le mani possono assumere.
«Come mai a luglio si ritrova a cercare casa piuttosto che andare in vacanza?».
«Be’ io sono di Milano, per me questo posto è già vacanza».
Dopo un attimo di pausa anche Riccardo pone la sua domanda.
«Mi scusi, ma perché “trattative riservate”? È di qualche valore storico?».
Lorena inizia a ridere di un’ilarità nervosa.
«Oh no, nulla del genere. Lei a quanto l’acquisterebbe?».
Riccardo recepisce le parole come fossero fuori sincrono.
«Come dice?».
«Quanto pensa valga questa casa?».
«Non lo so signorina, è lei che dovrebbe dirmi un prezzo».
«Ok allora. Le sembrerebbe corretto 220.000 euro?».
«Be’ si, penso di…».
«Gliela vendo a 180.000 se si trasferisce il più presto possibile».
«Mi scusi? Non credo di aver capito».
«Certo che ha capito, Lazzati».
Riccardo non ha capito davvero come si possa decidere il valore di una casa a parole e soprattutto in quale folle legge di mercato la persona che vende sia la stessa che contratta il prezzo a ribasso.
«Mi perdoni, ma con “più presto possibile” cosa intende?».
«Anche domani, se lei può».
Sta scherzando. Riccardo stringe questo pensiero fra le pieghe della fronte corrucciata, ma la sincerità che avvolge il volto di Lorena allenta la presa. Se non sta scherzando allora è matta. L’uomo aspetta a rispondere, osservando quella cucina nuova di zecca e mai vissuta. C’è qualcosa che non va, come in quei sogni in cui tutto sembra reale fino a che non ti svegli e nell’istante prima di aprire gli occhi ti rendi conto di un dettaglio che rivela il tuo dormire.
Lo trova sulla credenza. Un frammento di vetro, sottile e quasi invisibile se il sole non avesse avuto un istante di vanità. È qualcosa di poco conto, se lasciato a se stesso, ma in Riccardo prende forma una consapevolezza che prima non aveva. Non ci sono foto in quella casa. Non uno scatto, non una memoria. Non c’è nulla che tradisca la vita di Lorena.
I dubbi sono come i vermi quando si è piccoli. Alcune volte li noti subito, e ti fanno ribrezzo. Per istinto a volte arrivi addirittura a calpestarli. Altre volte invece decidi di osservarli, accorgendoti che la curiosità è più del disgusto. Vuoi saperne di più, e con un rametti provi a sfiorarli.
«Va bene».
Lorena si aspettava più domande. «Davvero? La prende?».
«Ad una condizione: questa casa ha da fare un sacco di lavori, ho notato già i battiscopa scollati e il prato, e dovrei vedere tutto il resto, farla controllare e leggere i documenti relativi alle ristrutturazioni. Mi trasferirò qui il primo di agosto, ma passeremo luglio a sistemare e rivedere l’intero edificio. Se sarà tutto in regola, lo acquisterò. Va bene?».
Sulla poltrona a fiori
Lorena guarda le ruote della Volvo che prendono velocità in senso orario e trascinano Riccardo a casa. Chiude le tende perché teme che la gente la spii.
«Ha accettato?».
«Più o meno, sì. Passerà di qui per tutto il mese, vuole fare dei controlli».
«Ma lui lo sa?».
«No, e non c’è bisogno che lo sappia».
La donna sulla poltrona a fiori scuote la testa, stanca di quella cattività.
, 22 anni, è di Varese. Diplomato in recitazione cinematografica all’Istituto Antonioni di Busto, nel 2010 ha pubblicato il suo primo romanzo “ASSOLO di VIOLA”. Oggi collabora con il sito “Style.it” con la rubrica “Come parlare a un uomo”. E da oggi con noi per il nostro racconto a puntate.
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