Cento – Le lancette dell’orologio della chiesa di San Rocco a Cento il 29 maggio si sono fermate un attimo prima delle 9. E ancora sono lì, sulla facciata della chiesa transennata, a ricordare a tutti che la terra ha tremato.
A ricordare. Ma non a fermare la vita che in questo centro del ferrarese, 36mila abitanti comprese le sue sei frazioni, prosegue. Rimboccandosi le maniche. Ma ricordando che anche qui c’è bisogno di tanto aiuto. Che l’emergenza non è finita.
«A ogni minima scossa è allarme, la paura riprende. A livello psicologico la gente è molto provata, ha paura a salire ai piani superiori. Il bisogno è anche quello di riportare la normalità nelle coscienze». Parla l’assessore ai servizi sociali di Cento, Massimo Manderioli, che lunedì ha portato il saluto dell’amministrazione comunale a quella di Cardano al Campo, rappresentata dall’assessore alla sicurezza Nicola Del Vecchio. Arrivato alla sede della protezione civile, dove sono stoccati alimenti e materiale di cui si ha bisogno, per consegnare quella cinquantina di scatoloni con quanto raccolto in neppure due mesi dai cardanesi, trasportati su un camioncino messo a disposizione dall’Amsc. Lo hanno accompagnato il presidente della Pro Loco, Paolo Milani, e un genitore, Mariano Sinisi. Segno che la solidarietà, da Cardano, non si fermerà di certo qui.
A vederli da fuori, gli edifici di un centro storico che è culla di cultura, luogo natale del Guercino e di Ugo Bassi, per la maggior parte sembrano toccati solo da crepe, sebbene molto profonde. Ma la realtà è molto più dura. Gli interni sono a pezzi.
«La sera del 28 maggio – racconta il presidente del consiglio comunale di Cento, Vasco Fortini, che ha accompagnato gli ospiti, incontrati in piazza del Guercino (dove si aprono la storica sede del municipio e il Palazzo del Governatore, inagibili come la biblioteca del 1771, la pinacoteca, tutte le chiese e gran parte degli edifici storici, oltre che 800 abitazioni private), a vedere la situazione in città – eravamo in consiglio comunale. Dopo la scossa del 20 maggio, volevamo dimostrare che continuavamo nel nostro impegno. Alle 22,30 una scossa accelerato i lavori». Poco più di dieci ore dopo le lancette di San Rocco si sono fermate.
L’interno del municipio, che ha centinaia di anni, sono crepe, anche sugli storici affreschi. Calcinacci sullo scalone d’ingresso, sul tavolo del consiglio comunale, negli uffici. Libri caduti. Gli uffici sono stati spostati alla Pandurera.
Sono stati duemila gli sfollati, famiglie, “fasce deboli”, emigrati. Circa 270 sono ancora gli ospiti della tendopoli, dove all’inizio erano in 600. La scossa del 29 fa piangere anche a Cento una vittima, una donna.
Qui, dove si respira lo spirito dell’Emilia che reagisce, la vita va avanti. La solidarietà arrivata è tanta. Ma non bisogna dimenticare.
Sara Magnoli
p.rossetti
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