Il gelido diluvio di pioggia e neve che ieri sera ha bersagliato la città non ha scoraggiato i ragazzi di Vharese, guidati nel loro allenamento del mercoledì dall’inesauribile colonna biancorossa Mario Belluzzo. Il tecnico che aveva affiancato Stefano Bettinelli alla fine della passata stagione, per suonare la carica verso la salvezza, ottenuta ai playout con il Novara, è ora una delle anime insostituibili del settore giovanile ma vent’anni fa era seduto sulla panchina della prima squadra.
Per Belluzzo non è cambiato nulla: «L’impegno – dice – è sempre lo stesso e stare di fianco ai ragazzi del vivaio è stimolante come allenare il Varese. Lo stesso posso dire per l’immancabile impegno del mercoledì con gli splendidi giocatori di Vharese: l’altra sera ho potuto contare anche sull’apporto di Carlo Prelli, ex che è diventato allenatore in seconda della Primavera».
Insieme a Belluzzo e Prelli c’era pure un giovane talento biancorosso, pronto a sposare la causa di Vharese: «Il terzino sinistro Giuseppe Montuori è nato nel 1997 e promette bene come sa Bettinelli che ha schierato questo difensore della Primavera nell’amichevole di ieri contro gli Allievi. È un ottimo ragazzo e partecipa spesso ai mercoledì di Vharese».
Belluzzo sa come si lavora con i giovani e chiede ai tifosi di non volere tutto e subito: «La squadra sta facendo un buon campionato e sta lanciando tanti esordienti. Ci vuole pazienza e se qualche volta si soffre il carattere non manca mai: basta guardare l’ultima partita pareggiata alla Spezia dove il Varese meritava di vincere».
Dopodomani al Franco Ossola arriva la capolista Carpi di Fabrizio Castori, che è stato squalificato e dunque non potrà stare al suo posto in panchina. Ma l’ex tecnico dei biancorossi sarà comunque a Masnago dove i suoi tenteranno di rialzarsi dopo la sconfitta casalinga di domenica con il Livorno. Occorre dunque la massima attenzione, come avverte Belluzzo che conosce bene Castori: «La prima volta che Fabrizio è venuto a Varese era il 1994 e ci siamo trovati di fronte da avversari nella finale di Coppa Italia dei dilettanti. Contro
il suo Tolentino, che aveva grinta infinita ed era davvero la fotografia di Castori, era stata durissima. All’andata avevamo vinto 1-0 e il ritorno nelle Marche è stato tirato come una battaglia: lo 0-0 ci ha consegnato il trofeo e ho ancora negli occhi l’immagine di Angelone Seveso che alza la coppa, colpita subito da un sasso lanciato dai tifosi di casa. Il nostro indimenticabile attaccante non si era scomposto ma mi aveva detto questa frase in diletto: “Mister, chesti chi in minga tant apost…”. Sono già passati 21 anni».
Nella stagione successiva, Belluzzo avrebbe quindi trascinato il Varese alla conquista della Coppa Italia di Serie C, festeggiata il 31 maggio del 1995 nella finale di ritorno con il Forlì, battuto 3-0 al Franco Ossola dopo lo 0-0 dell’andata. I suoi biancorossi erano stati premiati come i migliori giovani di tutta la C: «Ricordo bene: il nostro direttore sportivo Stefano Capozucca aveva rifatto la squadra da cima a fondo puntando su tanti ragazzi di belle speranze».
Belluzzo è riuscito a valorizzarli al meglio. Come? «Ho solo seguito – risponde – la strada dei miei predecessori che hanno interpretato al meglio la filosofia del Varese, a partire da Peo Maroso: aveva vinto il campionato di B con otto ragazzi del vivaio su undici titolari. Anche adesso la squadra di Bettinelli è giovanissima e ce la farà a salvarsi. La partita con il Carpi di sabato è difficilissima perché la squadra di Castori sa aspettare e al primo errore è pronta a colpire i punti deboli di chi ha davanti. Ma anche alla Spezia il Varese partiva battuto e poi ha sfiorato la vittoria che sarebbe stata meritatissima».
A proposito di giovani, chiudiamo con una chicca: «Nel campionato di D, vinto nel 1994 precedendo il super Saronno di Enrico Preziosi, su tutti i campi c’era un ragazzo che faceva le radiocronache delle nostre partite. Oggi è diventato direttore di un giornale: in bocca al lupo».