VARESE In quel tragico 17 marzo 2007 nei cieli sopra il Sacro Monte era in corso una gara aeronautica. Aerei-traino e alianti si sfidavano per stabilire chi fosse il pilota migliore. Una competizione tra amici, non ufficiale, senza premi in palio. E’ quanto è emerso ieri in tribunale nel corso dell’udienza a carico di Valerio Fusetti, accusato di aver provocato l’incidente di volo che provocò la morte del 52enne gallaratese Francesco Tamborini. In quel pomeriggio il traffico aereo era piuttosto intenso. Fusetti non partecipava alla gara informale, ma non c’è comunque prova che la competizione abbia avuto qualsivoglia influenza sul disastro.
Ieri sono stati ascoltati sei testimoni: per lo più persone che, nel giorno della tragedia, erano all’Aeroclub Adele Orsi di Calcinate del Pesce da dove decollarono i velivoli. Un testimone oculare, un fotografo dilettante che seguiva i voli degli alianti, ha descritto gli ultimi momenti prima della sciagura. Ha notato l’anomalia dell’aliante che virava a sinistra (verso il lago), mentre l’aereo di Tambonini cadeva “di pancia” tra gli alberi, incendiandosi dopo l’impatto.
Secondo l’accusa, ieri rappresentata in aula dal pm Sabrina Ditaranto, la colpa fu di Fusetti che sbagliò la manovra per sganciare il cavo che collegava l’aliante all’aereo, causando uno stallo fatale. Per gli avvocati difensori Fabio Moscatelli e Franco De Servi, la responsabilità fu invece di Tamborini. Non avendo grande esperienza nel ruolo di traino (aveva conseguito l’abilitazione nel settembre 2006 e non esercitava abitualmente quell’attività), si sarebbe avvicinato troppo alla montagna, salvo poi tentare una manovra disperata per allontanarsi: un movimento repentino che avrebbe spezzato il cavo alterando gravemente la stabilità dell’aereo.
e.marletta
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