Gli svizzeri fanno spese all’estero E i varesini rischiano lo stipendio

VARESE Tra i 15 e i 25mila posti di lavoro a rischio in tutta la Svizzera. Questa la forbice della sofferenza del settore della distribuzione nella Confederazione. Minacciato ai confini, quelli con Italia, Germania e Francia, dall’attrattività sempre crescente dei grandi centri commerciali. Con orari più flessibili, aperture festive ormai incondizionate e soprattutto prezzi in euro, ovvero già di fatto scontati per chi si avvicina alla cassa armato di un franco svizzero che non accenna a perdere quota. Ovvio così che fare la spesa all’estero sia sempre più trendy. E il problema, ormai, non si presenta soltanto per i commercianti ticinesi, ma anche per quelli situati nei cantoni confinanti con la Germania. «Perché la scelta del consumatore svizzero di recarsi oltre frontiera – fotografano gli analisti – non è data soltanto dai prezzi più vantaggiosi. Influiscono anche la varietà dell’assortimento e l’atmosfera che si respira nei supermercati, sempre di più poli di aggregazione per famiglie». Da qui l’allarme. Lanciato nelle scorse ore dal quotidiano in lingua tedesca Tages-Anzeiger, secondo cui gli svizzeri spenderebbero all’estero per la

loro spesa dai sei agli otto miliardi di franchi. E a farne le spese, per prime, sono le aziende della distribuzione svizzera, che a loro volta stringono i cordoni della borsa nei confronti dei dipendenti. Ovvero: tagliano l’occupazione. «La situazione sta diventando drammatica – ha dichiarato al quotidiano zurighese Bruno Frick, presidente dell’associazione di categoria Swiss Retail Federation – I posti di lavoro in pericolo nel settore della commercio al dettaglio sarebbero tra i 15 mila e i 25 mila. Una stima che si calcola così: ogni 300 mila franchi di giro d’affari perso salta un posto di lavoro». E le ricadute negative sul versante occupazionale riguardano anche il Canton Ticino. Per questo tremano i frontalieri impiegati in negozi e supermarket svizzeri. I dati, del resto, parlano chiaro: non si è arrestata neanche nel secondo trimestre dell’anno, infatti, la dinamica negativa che affligge il commercio al dettaglio ticinese. Su base annua, la cifra d’affari registra una contrazione del 8,6%. Numeri che fanno tremare i frontalieri che lavorano tra gli scaffali, alle casse e nella logistica.

s.bartolini

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