Firenze, 17 giu. (TMNews) – “Fatti e non solo suggestioni”. E’ quanto, secondo le richieste di parte civile, è emerso dal processo al boss Francesco Tagliavia, imputato come co-autore delle stragi di Mafia del 1993. Ai pubblici ministeri che ieri hanno parlato di “suggestioni”, l’avvocato Danilo Ammannato, per conto dei familiari delle vittime dei Georgofili, ha replicato che “da questo processo non escono solo suggestioni, ma fatti”, che dimostrano come quella “stagione di terrorismo” abbia “mandanti esterni, moventi e precise causalità”, la cui premessa fu una “trattativa tra Stato e mafia”.
Causalità, secondo le parti civili, “connesse al potere politico ed economico”. Se non altro perché, “l’organizzazione di Cosa nostra è triangolare -ha aggiunto Ammannato- perché può vivere solo in collusione con potere politico ed economico, mentre le altre organizzazioni semplicemente criminali, come le Brigate rosse, possono durare 4, 5 anni e poi cessano quando lo Stato le combatte”.
Quanto alla politica, il sostegno della Dc sarebbe cessato nel 1992, con Tangentopoli, e dopo Salvatore Lima e Giulio Andreotti, la mafia avrebbe cercato sostegno dapprima nel ministro Nicola Mancino e poi nella nascente forza politica di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. Secondo le parti civili poi, dal processo trova conferma l’attendibilità di Gaspare Spatuzza: “ha dato un ulteriore apporto per la causale del processo -ha detto Ammannato- e la Corte di Assise va ringraziata perché ha fatto ammettere ulteriori documenti”. Inoltre “Spatuzza è credibile e attendibile anche quando parla di altri fatti”, in linea anche con le rivelazioni del pentito più importante del primo processo fiorentino, Salvatore Cangemi. Le indagini dunque dovranno andare avanti anche dopo la condanna di Tagliavia, ha concluso Ammannato, che ha ribadito: “la trattativa è un conto, il patto un altro, ma la trattativa tra Stato e mafia c’è stata, perché ce lo dice Cangemi prima, Spatuzza poi. Basta con in negazionismi”.
Xfi
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