Udienza processo Lolita In aula vizi e vita di coppia

GALLARATE In aula ieri mattina il processo Lo.Li.ta che vede sul banco degli imputati Luigi Bossi, ex responsabile dell’ufficio urbanistica del comune di Gallarate, Federica Motta, compagna di Bossi e architetto, e Riccardo Papa, ex presidente dell’ordine degli architetti di Varese. Per tutti l’accusa è di concussione ambientale. L’ipotesi della procura è che Bossi fosse una sorta di dominus che approfittando del suo ruolo di funzionario comunale spingesse professionisti e imprenditori intenzionati a investire nell’edilizia a rivolgersi alla compagna per la stesura dei progetti in cambio dell’approvazione della pratica senza intoppi.

Motta, per contro, sarebbe stata una sorta di testa di legno che non avrebbe realizzato di suo pugno nessuno dei progetti da lei firmati. Ieri mattina sul banco dei testimoni è salito il maresciallo Salvatore Carrà, comandante del nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Saronno, che ha condotto le indagini dirette dal pubblico ministero Roberto Pirro. Nel corso della testimonianza Carrà si è lasciato scappare che Bossi e Motta avrebbero fatto uso di cocaina. Di fatto il capo di imputazione a carico dei due non comprende nulla che abbia a che fare con la droga; ci sono soltanto delle intercettazioni sull’argomento e si tratterebbe, comunque, di consumo personale. L’accusa, in realtà, puntava a rappresentare il presunto stile di vita della coppia; un quadro di eventi costosi e vizi privati altrettanto cari. Il punto sottinteso era dimostrare come il tenore di vita dei due fosse troppo elevato rispetto agli stipendi e alle parcelle incassate dalla coppia. Una sorta di prova virtuale: spendi più di quanto guadagni perché hai altre entrate. Di fatto, però, non esistono imprenditori o professionisti che abbiano mai denunciato o dichiarato in aula di aver subito pressioni da Bossi o di avergli mai dovuto dare del denaro in cambio di favori.

e.marletta

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