Stesso gruppo da mesi o forse da anni, gli altri si rinforzano e sono sempre più forti, noi gli stessi di Novara senza Pavoletti e Forte ma con qualcosa in più: ci tolgono punti e giocatori, oltre alle certezze societarie, ma noi ci stringiamo ai pochi (veri) che rimangono. Nella cacca, emerge solo quello che siamo (dentro, non fuori): spirito, coesione, famiglia. L’abbraccio stritolante finale di Lupoli a Bettinelli è cartolina, è bandiera (biancorossa), è appartenenza. Due uomini (undici uomini, tremila uomini), una sola vita: il Varese.
Non sappiamo quante volte il cronista di Sky abbia ripetuto: il Lanciano ha fatto la partita, il Varese ha vinto. Poverino: non sapeva che veniamo da un punto in due partite quando ne meritavamo quattro, non sa che il calcio è di chi ha più fame (noi), forse non sa contare perché Rivas aveva sulla testa il pallone del game over, così come Lupoli quando è piombato come un avvoltoio sul portiere Nicolas.
È vero, nel primo tempo abbiamo fatto un gol con un solo tiro in porta, ma anche loro hanno colpito un palo sull’unica conclusione verso Perucchini. Parentesi sul portiere: la sua stella si era già illuminata nel cielo dell’Olimpico, quando era entrato imponendo la sua personalità, la sua strafottenza, il suo genio (impagabile ieri quando strizza l’occhiolino a Simic, invece di cazziarlo, dopo che il difensore si perde Ferrario davanti alla porta. Prende alla leggera anche le cose pesanti, un po’ alla Perin).
Parliamo dei cambi di Bettinelli: dicevano che erano il suo punto debole, invece ci hanno fatto vincere la prima partita in trasferta dopo quella del 6 giugno a Novara, quasi 8 mesi fa. Rivas azzecca il primo dribbling e apre la partita, trasudando voglia di rischiare, Blasi la chiude: sicuri di volervene privare? Noi no perché abbiamo bisogno solo delle persone che sanno cos’è il Varese, chi è Bettinelli, da dove veniamo e dove vogliamo andare.
Domani alle 23 chiude il mercato: servono uomo-gol e terzino sinistro, non il nome sulla maglia ma qualcuno che abbia voglia, temperamento e palle per venire a Varese (tutto il contrario di Petkovic, per esempio, o di Fornasier). Per dimostrare chi sono e spaccare il mondo: Bettinelli, nell’accoglierli in quella sua fortezza dove esistono solo lui e lo spogliatoio, è il numero uno.